Ieri, 12 marzo, è stata posta sotto sequestro la sede del centro sociale Ex Canapificio, sita nei locali in viale Ellittico n.27, e dello Sprar di Caserta. I periti della Procura della Repubblica di S. Maria Capua Vetere hanno ordinato il sequestro dei locali dopo i controlli avviati in seguito alle perquisizioni e sequestri di atti dello scorso 6 febbraio. L’operazione ha visto diverse ispezioni presso le abitazioni delle persone richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale per fare accertamenti sul progetto, sul suo svolgimento, sulle condizioni igienico-sanitarie con cui viene condotto. Per accertarne eventuali “irregolarità”. Inoltre, proprio a seguito di questa ispezione, sette degli operatori del centro sociale sono stati indagati “per associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata” con l’accusa d’essersi “insinuati nei circuiti dell’assistenza ai migranti per fare affari”.
Il decreto di sequestro, a firma dei pm, è stato eseguito ieri “d’urgenza”. La ragione? La struttura avrebbe evidenziato carenze strutturali tali da impedirne l’agibilità, a causa di infiltrazioni d’acqua nella parte del tetto e carenti condizioni igienico sanitarie. Che la struttura, di proprietà della Regione Campania, avesse bisogno di manutenzione era noto a tutti, a partire dai volontari, che infatti hanno più volte sollecitato la Regione, affinché i lavori di ristrutturazione avessero un avvio in tempi brevi. Era stato prospettato un piano di lavori che avrebbero riguardato, in maniera modulare, alcune parti della struttura, senza fermare in alcun modo le attività del Centro e senza alcun pericolo per i lavoratori e frequentatori dello stesso. Quindi, non si è mai trattato di un pericolo di imminente di crollo, tale da dover giustificare la messa in sicurezza delle persone. Purtroppo, nei mesi scorsi, la struttura è finita nella lista di quelle “da sgomberare” secondo il Ministro dell’Interno, che l’ha definita “abusiva”.
Il pessimo risultato è innanzitutto che oggi la sede del Centro che ospitava gli uffici del progetto Sprar, uno sportello legale, aree per la formazione e uno sportello a sostegno delle famiglie oggi non può funzionare e gli operatori si trovano in mezzo a una strada. Ma non solo. I danni provocati da questi sigilli, imposti da una nuova prova di forza muscolare dell’attuale governo, perennemente in campagna elettorale, sono anche altri. Forse meno visibili, ma non meno importanti. Quello all’Ex Canapificio è un vero e proprio attacco a tutti noi, attivisti antirazzisti, ma è anche un esplicito attacco politico alle esperienze positive di accoglienza e ai percorsi di autorganizzazione politica dei migranti stessi. Un attacco che subdolamente riproduce le modalità utilizzate anche per Riace.
L’Ex Canapificio, nato nel 1995, era la sede organizzativa di attività per migliaia di persone, rifugiati, richiedenti asilo, vittime di violenza e sfruttamento lavorativo, lavoratori italiani e non, comuni cittadini e attivisti antirazzisti, di sportelli gratuiti di sostegno alle famiglie a basso reddito. Lo SPRAR del comune di Caserta, nato nel 2007, e gestito in associazione dal Centro Sociale “Ex Canapificio” e dalla Suore Orsoline, è noto in tutta Italia come modello virtuoso di inclusione e di cittadinanza attiva, e fa parte della rete associativa “Caserta Città Viva”, che sostiene e porta avanti ogni giorno il Piedibus per circa 200 famiglie (un progetto, nato oltre 10 anni fa, gratuito, di mobilità sostenibile che prevede l’accompagnamento a piedi dei bambini nel tragitto casa-scuola e ritorno, organizzato come una linea di autobus con percorso e fermate prestabilite, e che coinvolge la comunità locale e i beneficiari Sprar come volontari). L’Ex Canapificio, nel corso di tutti questi anni, ha portato avanti una prolungata azione sociale sul territorio mettendo in campo numerose iniziative di carattere culturale, sociale e ricreativo. E’ stato il più grande progetto SPRAR della Campania, basato su un nuovo modello di accoglienza di “inclusione sociale bilaterale” (il progetto si chiama “Lo SPRAR che aiuta gli italiani”) ovvero una formula di servizi che migliorano tutta la città, nessuno escluso. Che vuol dire collaborazione tra migranti e autoctoni, affinché collaborino insieme a migliorare il proprio territorio e la propria condizione.
Fra gli operatori e gli attivisti, c’è grande sconcerto ed amarezza. Mentre il ministro dell’Interno, ieri, esultava sui social, insinuando accuse pesanti e riproponendo il suo “solito” slogan “la pacchia è finita”. Ennesimo messaggio di odio che ad altro non serve che ad alimentare lo scontro sociale e a tentare soffocare nel silenzio chi non si allinei su queste forme esplicite di razzismo istituzionale.
Intanto, da oggi, si ricomincia. Il Centro Sociale Ex Canapificio non si ferma. Quindi, sono previsti gazebo informativi per sensibilizzare la cittadinanza in merito alle iniziative che lo spazio ospita e promuove, presidi permanenti fuori alla prefettura di Caserta e una manifestazione nazionale per le vie del centro di Caserta, sabato 16 marzo (tutti i dettagli qui).
Questo per ribadire a chiare lettere che le modalità di accoglienza e di inclusione portate avanti sino a ieri da tutti gli operatori e volontari non si possono fermare. Non un passo indietro. E bisogna esserci tutti a Caserta questo sabato.
Perché i sigilli posti all’Ex Canapificio riguardano l’interno mondo dell’antirazzismo. Senza esclusione alcuna. E riguardano tutti i cittadini che credono che questa Italia, da Riace a Caserta, è capace di accogliere ed includere. E con questo ci sentiamo di esprimere la nostra solidarietà e vicinanza a tutti gli operatori, volontari e attivisti del CSA Ex-Canapificio.