Si dimette dalle sue cariche e informa che la sua tessera “è a disposizione del segretario”. Che, se vuole, potrà cacciarla dal Pd. Dove, fino a poche ore fa, ha ricoperto un incarico nella segreteria di presidenza del Pd lazionale. Cristiana Alicata, renziana, famosa a Roma per le sue battaglie a favore della comunità Lgbt, annuncia la sua decisione su Facebook. I commenti sotto il suo status per ora si dividono tra chi la acclama e ne ammira l’onestà e chi critica la decisione.
Alicata se ne va. Ma con una punta di veleno. Il post con cui annuncia le dimissioni, infatti, non contiene manco una parola di scusa. Riepiloghiamo il fatto: domenica si sono svolte le primarie del Pd a Roma per scegliere il candidato sindaco. Alicata (via social network) se ne esce con una accusa che diventa presto la prima pagina dei siti “”Le solite incredibili file di Rom che quando ci sono le primarie si scoprono appassionati di politica”. Il partito non approva e dice che i rom hanno tutto il diritto di votare. Contro Alicata accuse di razzismo, e di scarsa attenzione alla stigmatizzazione di una minoranza ghettizzata.
Oggi su Facebook da brava politica comincia dicendo che sarà breve. Continua con una sfilza di “punti”. Eccoli:
Molto sinteticamente: 1) Mi dimetto da ogni carica che ricopro nel PD (e la mia tessera è a disposizione del segretario Bersani)
2) L’accusa di razzismo e di istigazione all’odio razziale è infamante e mi difenderò con serenità nelle sedi opportune anche querelando singolarmente alcune persone.
3) Il risultato delle primarie di Roma è stato probabilmente “salvato” dal fatto che in molti hanno denunciato non “stranieri che votavano” ma “numeri anomali” che riguardavano stranieri come altre categorie. Così come molti per giorni denunciavano lo sperpero di denaro in manifesti abusivi, spesso attaccati da migranti, probabilmente in nero. Chi vuole vedere razzismo nella statistica preferisce colpire le cose che non si vogliono sentire piuttosto che domandarsi cosa accade spesso durante le primarie o durante le elezioni. Anche questo verrà circonstanziato nelle sedi opportune.
4) Quando Veltroni parlò di cinesi al voto a Napoli nessuno gli diede del razzista. Domandatevi perché la parola ROM vi fa così male. A me non lo fa, per questo la uso. E’ una parola bella, che racchiude la libertà di un popolo a cui dovremmo dedicare tempo e dedizione e non ipocrisia pelosa e interesse fittizio. Mi permetto di aggiungere che il tempo e la dedizione vanno messi nel costruire per la comunità ROM una vera integrazione e non “condizioni migliori” nei campi. La comunità che la politica ha il compito di costruire in questo Paese non si deve fondare sulla separazione dei corpi dagli occhi. Riflettiamoci. Tutti. Spero il linciaggio abbia lavato qualche coscienza. La mia è pulita.
5) Auguro ad Ignazio Marino di vincere queste elezioni, Roma non si merita questo degrado culturale e mi auguro che Ignazio sappia costruire una città dove trovino cittadinanza tutti: una città dove la capacità di scegliere sia sempre più consapevole. Ne ha bisogno Roma, ne ha bisogno l’Italia.
6) Mri famiglia ma dicheri rado (maledetto T9: voleva dire “mi fermo qui ma direi altro”).
Ovviamente a Alicata non viene neanche in mente che la levata di scudi sui rom si sia alzata non in quanto indicazione di una generica comunità straniera (senza contare che le accuse di Veltroni vennero comunque stigmatizzate). Ma perché i rom a Rom hanno sempre votato. E soprattutto quelli di via Candoni (a cui si riferiva velatamente Alicata) votano da sempre, e sono stati visitati dai diversi candidati al municipio, per i quali si votava domenica, oltre che per il sindaco. Della serie: chi lo ha detto che stavano votando Marino o Sassoli? E poi, dove sono le prove che fossero “prezzolati”?
E a questo proposito i rom di via Candoni proprio oggi hanno deciso di sporgere denuncia. Chi li è andati a trovare al campo dice che si sentono offesi, maltrattati e sconcertati per il vortice in cui sono finiti. Per questo hanno di denunciare alla Procura della Repubblica per diffamazione e istigazione all’odio razziale Cristiana Alicata, dirigente del Pd, e Marcello De Vito, candidato sindaco del Movimento 5 Stelle (che ha lanciato via internet una infamante foto dei rom in fila per votare con su la scritta ‘li hanno pagati 10 euro’). Non solo. La comunità invierà “una lettera firmata da tutti coloro che domenica si sono recati regolarmente ai gazebi elettorali (pagando di tasca propria 2 euro per esprimere la loro preferenza) alla Commissione Europea per i Diritti Umani affinché ciò serva da monito e da deterrente per scoraggiare qualsiasi futura campagna di stigmatizzazione e diffamazione delle comunità rom”.