“Un esodo biblico come non se ne sono mai visti. Se in Tunisia non succede nulla, se il Governo non ricomincia a governare, sarà difficile immaginare che questo finisca. Potrebbero arrivarne decine di migliaia”.
Era il 13 febbraio 2011. A pronunciare queste parole durante la trasmissione di Fabio Fazio Che tempo che fa, l’allora ministro degli Interni Roberto Maroni. Appena il giorno prima era stata proclamata “l’emergenza Nord-Africa” per far fronte al “flusso eccezionale di persone” in arrivo via mare nel nostro paese, a seguito delle mobilitazioni popolari scoppiate in Egitto, Tunisia e, poi, in Libia.
Quell’”esodo biblico” comportò l’arrivo via mare di 62.962 persone nel 2011 e di 13.267 persone nel 2012.
“Secondo le nostre informazioni, in Nordafrica ci sono tra 300 e 600 mila persone in attesa di transitare nel Mediterraneo”.
Ad esprimersi è un altro ministro dell’Interno, Angelino Alfano, tre anni dopo, a margine di un convegno sull’immigrazione svoltosi a Palermo. E’ il 3 aprile 2014. A fine 2013 le partenze dal Sud del Mediterraneo sono ricominciate a salire (42.925 il totale degli arrivi sull’anno) e dopo la strage del 3 ottobre 2013, in cui morirono ben 368 persone, il Governo Letta aveva varato la missione Mare Nostrum.
Allora la ricerca e il soccorso in mare si potevano fare e non erano considerati alla stregua dei reati peggiori (come avviene oggi). Eppure, nell’intero 2014, i migranti sbarcati sulle nostre coste furono 170.100 (siamo ancora al di sotto dei 600mila paventati).
“Un anno fa se mi avessero chiesto se i foreign fighters sarebbero potuti venire in Italia in barca, avrei risposto ‘no’. Ora invece è un’ipotesi concreta. Siamo alla fuga individuale dei foreign fighters, è una diaspora di ritorno, è cosa concreta che usino le rotte del traffico di esseri umani. Da qui l’ossessione in questi dieci mesi per il confine meridionale della Libia. Il confine meridionale della Libia è sempre più il confine meridionale dell’Italia”.
Il ministro dell’Interno, questa volta è di “sinistra” e giustifica il suo operato. E’ il 22 ottobre 2017 e a parlare è Marco Minniti. Dopo una diminuzione dei flussi migratori via mare nel 2015 (l’anno in cui la Rotta balcanica ha condotto la gran parte dei migranti per mare verso la Grecia), nel 2016 il numero delle persone in arrivo dal mare ha raggiunto il massimo nella storia del nostro paese: 181.436 persone. Nel 2017, anche grazie a una campagna che ha ostacolato le attività delle Ong che hanno prestato soccorso in mare e agli “accordi” stipulati con alcuni paesi africani, gli arrivi sono scesi di nuovo a 119.369. La campagna elettorale che precede il voto del 4 marzo 2018 si svolge dunque quando il numero delle persone in arrivo sulle nostre coste è già notevolmente diminuito. Eppure, chi ha annunciato la chiusura dei porti italiani è stato premiato dal voto.
E giungiamo a ieri.
Il premier libico Fayez al-Sarraj ha rilasciato una dichiarazione secondo la quale il peggioramento della situazione in Libia “potrebbe spingere “800mila migranti e libici a invadere l’Italia e l’Europa”. Parole che solo a leggerle (così come riportate sui media) fanno rabbrividire: come già accaduto in passato, i migranti sono usati cinicamente come un’arma diplomatica per ottenere un supporto dal governo italiano.
L’effetto è stato immediato: è partito l’ennesimo “allarme invasione” e il dibattito pubblico italiano, “distratto” per un breve momento da altre faccende, è stato riorientato sulle migrazioni.
“Centinaia di terroristi islamici potrebbero arrivare in Italia approfittando del caos libico”.
Così il Viminale ha fatto precedere “una direttiva” pensata su misura per tentare di fermare la Mare Jonio, messa in mare da Mediterranea. Il ministro dell’interno ha trovato il subitaneo soccorso del Presidente del Consiglio.
“Almeno 500 terroristi sono nelle carceri libiche e mai vorremmo vederli arrivare via mare”.
Dagli ambienti della Difesa sembra giungere qualche segnale di indignazione.
Vedremo se l’ostinazione cinica e spietata della politica oserà a tal punto da lasciare la vita di migliaia di persone (perché di questo si tratta) in balia di un paese lacerato dalla guerra civile.
Nessuno può fare previsioni.
Di certo ci sono solo i numeri del passato.
E questi ci dicono che le “invasioni”, sebbene annunciate più volte, non ci sono mai state.
“L’emergenza non sono le migrazioni, ma la rappresentazione che se ne fa”.
Fu spiegato bene due anni fa, nel corso della Presentazione del Dossier Immigrazione Idos, 2017.