C’è un divario tra i redditi delle famiglie italiane e quelle straniere: lo evidenziano i risultati di un’indagine diffusi recentemente dalla fondazione Leone Moressa. Il reddito medio delle famiglie straniere è più basso di quelle italiane: è pari a 17mila e quattrocento euro, quasi la metà di quello delle famiglie italiane (33mila euro). Il 38% delle famiglie di immigrati è sotto la soglia della povertà, mentre i nuclei indigenti italiani sono invece il 12%. Il livello di risparmio (differenza tra reddito e consumo) per le famiglie straniere è addirittura negativo, -362 euro, mentre le famiglie italiane riescono a risparmiare circa 8mila euro all’anno. Diversa anche la struttura del reddito che proviene per quasi il 90% dal lavoro, mentre le famiglie italiane fanno affidamento per un quarto del loro reddito su pensioni o altri trasferimenti (25,9%) e per il 21,7% su redditi da capitale, mentre il reddito da lavoro dipendente pesa per il 40%. La disparità di reddito incide anche sulle condizioni abitative: mentre la maggior parte delle famiglie italiane vive in un’abitazione di cui è proprietaria (71,8%), la maggior parte degli stranieri (75,2%) non possiede nessun immobile. “Lo stato di povertà in cui versano molte delle famiglie straniere che risiedono in Italia – affermano i ricercatori della Fondazione Leone Moressa – indica chiaramente l’esistenza di una marginalità sociale che non va sottovalutata. La distanza tra famiglie italiane e straniere, in relazione all’entità e alla struttura dei redditi e alle forme di risparmio e di investimento, rende evidente le caratteristiche delle attuali disuguaglianze. La crisi economica in atto, che ha dimostrato come gli stranieri siano stati l’anello debole del mercato del lavoro, rischia di privare gli stranieri dell’unica fonte di reddito cui le famiglie possono fare affidamento: il reddito da lavoro dipendente. Senza lavoro, oltre a perdere la regolarità del soggiorno in Italia, gli stranieri vedranno peggiorare la propria situazione economica, aggravando il loro livello di benessere e creando nuova povertà”.