E’ molto diffusa la convinzione che migrare in Italia sia facile. In molti pensano che le frontiere italiane siano aperte.
Ma è davvero così?
Secondo la legislazione italiana, i cittadini di paesi terzi per fare ingresso in Italia devono munirsi di visto, e possono migrare per motivi di lavoro solo se e dopo che il Governo ha stabilito il numero di lavoratori stranieri che possono essere assunti in un determinato anno. Prima di partire, questi lavoratori devono recarsi presso l’ambasciata italiana nel proprio paese di origine, e documentare l’impegno ad assumerli preso da un datore di lavoro italiano.
Il sistema dell’incontro a distanza tra domanda e offerta di lavoro, però, non funziona: è difficile, ad esempio, che un cittadino italiano sia interessato ad assumere una collaboratrice familiare alla quale affidare la cura dei propri bambini o degli anziani, senza averla mai vista prima. Per questo, molti cittadini stranieri entrano in Italia con visto turistico (che non li autorizza al lavoro), e cercano un’occupazione trattenendosi senza documenti in Italia, sino a quando l’emanazione di un provvedimento di regolarizzazione non consente loro di ottenere un titolo di soggiorno. Se vengono rintracciati dalle autorità prima che questo avvenga ricevono un provvedimento di espulsione.
Tra il 2005 e il 2012 almeno 86mila persone sono state respinte alla frontiera mentre sono più di 147mila i migranti che sono stati espulsi. In totale sono più di 233mila le persone allontanate dal territorio italiano.
Ci sono poi le persone che partono dai loro paesi ma non riescono a raggiungere l’Italia: sono le migliaia di donne, uomini e bambini che muoiono ogni anno nel Mediterraneo: più di 19.500 tra il 1988 e il febbraio 2014 secondo Fortress Europe.
Se l’Italia e l’Europa rendessero più semplice l’accesso “legale” sul proprio territorio, molte di queste morti sarebbero evitate e il numero di cittadini stranieri presenti senza documenti diminuirebbe.