Nel pomeriggio del 15 maggio, comincia a rimbalzare insistentemente sui social la notizia di un’aggressione da parte di un dodicenne di origine senegalese nei confronti di una sua coetanea italiana. Il primo a darne notizia è Il Messaggero (“Terni, colpisce una coetanea con un pugno. La madre: «Punita per il crocefisso»”). Il quotidiano riferisce: “Sarebbe avvenuta per motivi religiosi l’aggressione subita dalla dodicenne con indosso un crocifisso, da parte di un coetaneo di origine africana: è quanto affermano i carabinieri che si occupano della vicenda. All’uscita dalla scuola il giovane, in base a quanto riferito, prima di sferrare un pugno alla schiena della compagna di classe, le avrebbe urlato alcune frasi di minaccia, anche di morte, dicendole che il crocifisso gli dava fastidio e non lo doveva portare”.
La responsabilità e il peso di queste dichiarazioni a caldo fatte dagli investigatori, sbilanciatisi immediatamente su un affaire “etnico-religioso”, comporta l’immediato valzer di titoli, fra quotidiani online e agenzie di stampa, che seguendo pedissequamente le indicazioni fornite dai Carabinieri, anziché attendere pazientemente un’analisi più ragionata, mettono in evidenza subito sia la provenienza del bambino sia la presunta motivazione religiosa (“Terni, senegalese aggredisce compagna di scuola 12enne perché porta un crocifisso”, 15 maggio 2015, ternioggi.it; “Cristianofobia a scuola: 12enne di Terni picchiata per il crocifisso”, 15 maggio 2015, intelligonews.it; “Umbria, ragazzina picchiata da un bullo senegalese perchè porta il crocefisso”, 15 maggio 2015, perugiatoday.it; “Terni, “porta il crocifisso”: 12enne aggredita da un coetaneo africano”, 16 maggio 2015, Tgcom24, solo per citare alcuni esempi).
Una “menzione” a parte merita Imolaoggi.it che, sempre il 15 maggio, scrive: “Terni: «levati il crocifisso», botte a una 12enne dal compagno di classe senegalese. A che punto siamo arrivati grazie alle politiche miopi, xenofile, filo-islamiche ed anzi COMPLICI, dei fanatici di sinistra affetti da complessi d’inferiorità!! Cristiani perseguitati anche in Italia (…) Secondo il racconto della ragazzina, il giovane talebano (“fratello” musulmano di questi altri Conselice)- che aveva iniziato a frequentare la scuola una ventina di giorni fa – già nei tre o quattro giorni precedenti l’aveva presa di mira, con insulti e altre aggressioni, sempre per via del crocifisso”. Ma anche Il Giornale (16/05/2015) non è da meno: “Islam violento a casa nostra. Botte e insulti ai cristiani. A Terni una dodicenne picchiata da un africano per il rosario al collo Nel Ravennate processione disturbata da musulmani con ingiurie e urla. Ci mancavano i bulli islamici. Un nuovo fenomeno sociale con il terrore dell’Isis alle porte e l’integrazione mai riuscita e mai praticata”.
Né si fanno attendere le oramai (e purtroppo!) scontate reazioni degli esponenti politici del centro-destra, che approfittano della notizia per cavalcare tematiche utilissime ai fini della campagna elettorale in corso, senza esclusione di colpi e senza rispettare il fatto che si tratti di minori, semplicemente strumentalizzando il fatto in sé. Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, commenta l’aggressione su Facebook, scrivendo: “Sono questi gli episodi che ci fanno comprendere quanto odio venga trasmesso anche ai più piccoli. A casa nostra neanche i nostri figli sono più al sicuro rispetto all’intolleranza di chi pensa di venire in Italia e imporci la propria ideologia. Non ti piace il crocifisso? Vai a vivere da un’altra parte”. Anche il leader della Lega Nord, Matteo Salvini, affida a Facebook il suo pensiero: “A Terni una ragazzina di 12 anni è stata aggredita da un coetaneo all’uscita della scuola, 20 giorni di prognosi per la bimba. L’aggressore è un ragazzino africano (non imputabile perché troppo giovane) che da giorni insultava e minacciava la coetanea, perché portava al collo una collanina con il crocifisso. Il ragazzino, e i suoi parenti, vengano rispediti al loro Paese!!! Che bella integrazione…”. Forza Nuova Terni, invece, in una nota, scrive: “Come lo giudicate voi? Per noi è follia allo stato puro! E tante volte lo abbiamo detto e sempre ci è stato risposto che siamo razzisti: e ora chi è il razzista? Il grave episodio di oggi palesa un nuovo elemento rispetto ai fatti di pura violenza accaduti nella nostra città: il fattore identitario. Ricordiamo che la nostra identità è greca, romana e soprattutto, Cristiana”. Sempre in una nota, Andrea Zanelli, referente federale degli studenti padani Lega Nord, scrive: “È l’ora di prendere provvedimenti contro chi minaccia la libertà di essere cristiani, provvedimenti contro chi ci odia, provvedimenti contro chi vuole rimuovere i crocifissi dalle scuole, provvedimenti contro chi ‘pesta’ una ragazzina che ha l’unica colpa di avere un crocifisso al collo. Ci si renda conto che la mentalità cristianofoba, prevalentemente presente tra i giovani immigrati musulmani, è diventata un pericolo reale. Un pericolo da debellare. Il giovane che ha minacciato e pestato la ragazza è la manifestazione iniziale di un progetto più grande di islamizzazione delle nostre terre che parte da menti superiori e viene inculcato, forse indirettamente, nelle menti dei giovani (…) Questo delinquente, razzista e cristianofobo (sta parlando di un bambino di 12 anni, ndr) va assolutamente punito o meglio ancora rispedito da dove è arrivato. Nessuno può dirci di smettere di essere cristiani! Nessuno potrà togliere i simboli della nostra cultura e della nostra storia!”. Mentre Michele Rossi del movimento civico Terni Città Futura, scrive in una nota: “Un atto violento che è frutto del disumano buonismo di qualcuno. Non si banalizzi quello che è un ‘campanello di allarme’. Covano in molte famiglie di immigrati presenti anche nel nostro territorio, sentimenti di rifiuto se non addirittura di livore verso la nostra cultura e quindi anche verso la nostra religione. Cosa vengono a fare gli immigrati in Italia? il lavoro non ce n’è più per nessuno e non è più possibile mantenere alcuno stato sociale. Ha senso permettere loro di continuare a sbarcare? ci rendiamo conto che questo significa solo condannarli alla sicura disperazione? ed è proprio la disperazione che potrebbe fomentare il loro astio”. E il deputato di Area popolare, Alessandro Pagano, dichiara: “La cristianofobia dunque è arrivata anche in Italia, ed è chiaro che se il protagonista è un dodicenne ciò significa che questa stessa ‘atmosfera’ si respira a casa e tra gli amici. E quando l’ideologia religiosa si manifesta in questo modo cosi’ radicale, arrivando a coinvolgere anche i ragazzi, il rischio è di avere ripercussioni anche sul piano sociale e dell’integrazione”.
Ma le dichiarazioni più gravi in tal senso vengono da Angelino Alfano, Ministro dell’Interno, che parlando a Pesaro ad un’iniziativa elettorale a sostegno dei candidati alle regionali di Marche 2020-Ap, Dc e Forza Italia, afferma: “Sulla vicenda della ragazzina dodicenne aggredita a Terni da un coetaneo perché portava un crocifisso, voglio vederci chiaro fino in fondo, ma deve valere una regola generale per chi arriva in Italia: nessuno costringe chi non è italiano a stare in Italia. Chi non condivide i nostri valori, chi ritiene di stare male nel nostro Paese perché magari non ha la nostra stessa religione, è liberissimo di andare via“.
Uno scivolone imperdonabile. Per la stampa e la politica, dunque, è “guerra di religioni” e problema di cosiddetta “integrazione”.
Ma questo turbinio incessante di titoli e dichiarazioni (d’odio) fa perdere di vista la vicenda in sé. Repubblica.it (15/05/2015), tra le righe, riporta una sorta d’invito alla cautela, sicuramente non colto dalla maggior parte dei lettori disattenti e focalizzati solo sull’attacco al crocifisso: “I carabinieri stanno svolgendo gli accertamenti con il massimo della cautela, anche per non interferire con le istituzioni scolastiche. Sembra che il ragazzino frequentasse la prima media dell’istituto da una ventina di giorni, dopo essere arrivato in Italia per raggiungere il papà, che invece vive in zona da tempo. Non parlerebbe bene l’italiano e sempre secondo i carabinieri potrebbe aver ripetuto frasi sentite in un altro contesto, magari in tv”. Anche l’istituzione scolastica invita alla cautela e a non strumentalizzare un semplice litigio fra bambini. Infatti Umbria24.it, tra le poche voci fuori dal coro, riporta le dichiarazioni della dirigente scolastica dell’istituto: «Non credo sia una tragedia nazionale. Credo anzi sia un episodio che esula dai motivi religiosi. Un fatto grave, ma che non può adesso servire per creare un mostro. Un fatto grave, che però secondo me è riconducibile più ad un problema di integrazione del bambino che a motivi religiosi. Nei giorni scorsi il ragazzo aveva già litigato con la stessa bambina. Forse non si sono capiti su qualcosa, forse sono semplici dinamiche tra ragazzi. E in questo forse abbiamo sbagliato anche noi, che dovevamo vigilare di più. Poi questa incomprensione è finita alle mani. Io ci ho parlato, ho parlato anche con i genitori del ragazzo, che ha iniziato qui in classe il 27 aprile scorso. Viene dal Senegal, dove viveva con i nonni, e con il ricongiungimento è arrivato in Italia. Non parla nemmeno italiano, per questo credo sia difficile integrarsi per lui. I genitori li conosco, sono integrati e sono in Italia da tantissimo tempo. Anche la loro figlia viene qui a scuola con noi».
Con il passare delle ore, il rincorrersi delle notizie e delle smentite porta ancora maggiore confusione e perplessità sulla vicenda.
I genitori della bambina, dapprima, sporgono formale denuncia nei confronti del giovane senegalese. Poi, si apprende che l’unica adulta presente al momento dell’aggressione è la madre della bambina. La donna conferma la propria versione, ribadendo che le frasi pronunciate dal dodicenne al momento dell’aggressione erano rivolte al crocifisso. Poi, invece, tiene a specificare che il ragazzo in quel frangente “ha parlato in arabo, ma in precedenza avevano già litigato e aveva fatto riferimenti al crocifisso“. Rimane un mistero come abbia fatto a capirlo, visto che il bambino non parla italiano. Poi, sempre la madre della ragazza dichiara all’Ansa: “Non vogliamo niente, neanche risarcimenti, se lui chiede scusa a mia figlia siamo pronti anche a perdonarlo. Solo mia figlia porta il crocifisso, può darsi che non fosse abituato. Chiedo che le professoresse insegnino al ragazzino come ci si comporta e ci sia più vigilanza e attenzione”. Non solo. Finalmente qualche quotidiano decide di ascoltare anche la “controparte”.
Il Corriere della Sera (16/05/2015) lo fa con un’intervista al papà del piccolo senegalese, nella quale viene fuori un quadro completamente diverso: “La verità è che mio figlio è stato preso di mira con insulti razzisti e aggressioni fisiche fin da quando è arrivato in classe. E anche giovedì mattina è successo. E lo ha picchiato anche la bambina, insieme ad altri due compagni. Quello che è successo all’uscita da scuola è stata una reazione a quello che era successo la mattina… ma lui non gli ha strappato il crocifisso, come fa a essere un problema per lui il crocifisso se va tutti i giorni in parrocchia?».
Caso sgonfiato, quindi. Con tanto di foto del Corriere della Sera che ritrae il bambino mentre gioca a biliardino sotto il crocifisso dell’oratorio (quasi si dovesse giustificare davanti ad un’intera nazione della “bontà” di questo bambino!). Ennesima dimostrazione di quanto peso e responsabilità abbia l’informazione tout court nel cavalcare le notizie di cronaca.
Si è stati capaci di “creare” in poche ore un picchiatore “cristianofobo”, un “piccolo talebano”, fomentatore di una “guerra di religioni a casa nostra”. Avvilente immagine di un paese che riesce a strumentalizzare anche un litigio fra bambini. E poi il crocifisso non c’entrava neanche.