In questi ultimi giorni, ci siamo imbattuti in due campagne pubblicitarie, un manifesto e un video (http://www.youtube.com/watch?v=Tc3y8WSSlsk), apparentemente insospettabili, ma che in realtà utilizzano retoriche razziste. La prima si colloca nel contesto della campagna dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani- Dipartimento Regione Marche dal titolo: “Campagna contro l’abusivismo ed il turismo odontoiatrico”. Al centro del manifesto campeggia a caratteri cubitali e in rosso: “Vu curà?”. Sforzandoci d’interpretare il messaggio che il manifesto vorrebbe far passare, identifichiamo l’intenzione di mettere in guardia il lettore dal rivolgersi a dentisti “abusivi”. Ma passa molto sottilmente anche un altro messaggio, ovvero che i dentisti “stranieri” sono “abusivi” (detto, poi, da dentisti “italiani”). E’ il linguaggio utilizzato che non è neutro e non fa altro che associare il «vu curà» al «vu cumprà», con tutto il carattere denigratorio e la carica razzista contenuta in quest’espressione stigmatizzante. Così vien fuori che “noi italiani” siamo bravi dentisti onesti e in regola, “gli altri” non sono bravi ma abusivi e pure pericolosi, visto che con loro «non si scherza» (come recita il manifesto!). Non solo, gli «altri», gli stranieri, sono “abusivi” (e quindi) fanno male il loro mestiere.
La seconda campagna riguarda invece un video prodotto per l’ultima campagna di raccolta fondi di Amref. In sintesi: un bagnante che si trova sulla spiaggia si dichiara infastidito dai numerosi venditori ambulanti stranieri che a fine giornata gli hanno venduto varie mercanzie. Il bagnante dichiara “ a me i vu cumprà rompono un po’ i c..” e, quando un venditore africano risponde per le rime dicendo che è medico, suggerisce la soluzione: sostenete Amref per far sì che il venditore qui a fianco non si trovi costretto a vendere sulle spiagge oggetti inutili, ma possa svolgere la professione di medico nel suo paese.
Pur non volendo mettere in dubbio la buona fede degli ideatori del messaggio, non possiamo esimerci dal notare che il ricorso ad uno stereotipo ben noto, quello del vu cumprà, supera di gran lunga i problemi connessi all’uso di un lessico non corretto e stigmatizzante. Il video infatti trasmette un messaggio che in sintesi può essere così riassunto: l’unica alternativa alla vendita ambulante è il ritorno in patria grazie ai progetti promossi dall’associazione. E, di conseguenza, “aiutiamoli lì così non vengono qui”. Il protagonista dello spot tratta i vari “vu cumprà” con paternalismo e condiscendenza. Alla fine del video, l’invito a versare soldi per “rispedirli” al loro paese sembra rivolto proprio a chi non li sopporta, ma vorrebbe per così dire lavarsi la coscienza. In sottofondo l’idea che gli immigrati danno fastidio viene proposta come una constatazione di fatto. Che una campagna di comunicazione sociale scelga di puntare sulle pulsioni xenofobe è quanto meno contraddittorio. Ci piacerebbe che l’Amref continuasse a sostenere le popolazioni africane usando argomentazioni diverse.