Oxfam ha presentato a Montecitorio il rapporto ‘Hotspot, il diritto negato’, annunciando contestualmente il lancio del progetto ‘OpenEurope‘, in collaborazione con la Chiesa valdese e l’associazione Borderline Sicilia, per l’assistenza giuridica ai migranti respinti negli hotspot. “Pensiamo che il sistema degli hotspot per l’identificazione e registrazione dei migranti che arrivano in Italia sia una procedura extralegale”, perché “non esiste alcun quadro normativo di riferimento né a livello nazionale né europeo”, accusa Alessandro Bechini, responsabile dei progetti Oxfam per l’Italia. “La discriminazione tra richiedenti asilo e migranti economici viene fatta spesso in modo frettoloso e arbitrario, spesso per nazionalità. Molti non possono ottemperare a lasciare territorio in 7 giorni, perché non ne hanno né le risorse economiche, né i necessari documenti. Tanti sarebbero inespellibili, come i minori non accompagnati, le donne in gravidanza e i malati”, aggiunge Paola Ottaviano, avvocatessa di Borderline Sicilia.
Molte delle testimonianze raccolte da Oxfam riferiscono di intimidazioni durante i colloqui che servono a capire se il migrante abbia o no i requisiti per richiedere protezione internazionale. Un diritto sul quale gli intervistati non verrebbero adeguatamente informati, secondo l’associazione umanitaria. Sono circa quattromila i migranti che sono stati respinti sulla base di una decisione presa negli hotspot da settembre a oggi, con un meccanismo arbitrario e assolutamente privo di tutele.