Hotspot Factory mette a fuoco le contraddizioni del nuovo sistema di accoglienza in merito a registrazione, identificazione e fotosegnalazione delle popolazioni migranti nei principali approdi del Mediterraneo. Un sistema che, insieme a frontiere e muri, mette a nudo l’incapacità della Commissione Europea di far fronte al problema senza cadere nell’ideologia dell’emergenza. Nell’Instant Doc gli autori analizzano in profondità la dinamica di “produzione” di queste “fabbriche di clandestinità“. Gli hotspot sono strutture di transito – e non di accoglienza – che hanno lo scopo di “classificare” i migranti: migranti “economici” o richiedenti asilo. E, talvolta, come denunciano Marco Bova, Francesco Bellina e Marta Gentilucci, questa classificazione viene frettolosamente basata sulle sfumature del colore della pelle. Più sei “nero” e più viene rapidamente “assimilato” e “categorizzato” come migrante “economico”. È di questo che parla Hotspot Factory, un instant doc di 10 minuti, prodotto da Vurria Produzioni con la collaborazione di Cafébabel Palermo. Un approfondimento composto dal reportage sull’hotspot di Trapani e dai contributi video di Fulvio Vassallo (coordinatore della Clinica legale per i diritti umani dell’Università di Palermo), Alessandra Sciurba (L’altro diritto – Sicilia), Elio Tozzi (Borderline Sicilia) e Davide Camarrone (scrittore e giornalista).