Pubblichiamo il link al resoconto del monitoraggio effettuato a Messina da parte di ASGI, Borderline e ActionAid e reso noto alle autorità attraverso una lettera inviata giovedì 3 ottobre 2019 in cui sono state presentate una serie di raccomandazioni. Si descrive una situazione estremamente critica in relazione all’accesso alle cure mediche e psicologiche, alla tutela legale, e alle condizioni materiali di accoglienza dei migranti presenti nell’Hotspot di Messina.
“I centri cd. hotspot sono pensati per ospitare le persone per i pochi giorni necessari ad espletare le procedure di identificazione. Si rivelano quindi assolutamente inadeguati ad accogliere i cittadini stranieri che attendono il termine delle procedure di redistribuzione per diverse settimane e, spesso, diversi mesi”.
Il monitoraggio è stato svolto attraverso cinque incontri con circa trentacinque tra i richiedenti asilo soccorsi dalla Sea-Watch 3 che si trovavano a Messina e una visita all’interno del centro hotspot che si è svolta il 25 luglio 2019, nel corso della quale è stato possibile parlare con un funzionario della Prefettura e con i lavoratori della cooperativa Badia Grande, ente gestore del centro hotspot. Dalla permanenza all’interno del centro hotspot di Messina delle persone soccorse dalla nave Sea-Watch 3 e sbarcate a Lampedusa il 29 giugno 2019 sono emerse diverse criticità . Queste persone sono state infatti condotte a Messina il 5 luglio e da allora la maggior parte di loro vi dimora in attesa di essere trasferita in uno dei paesi che hanno aderito all’accordo di redistribuzione.
Alla luce del monitoraggio effettuato, ASGI, Borderline e ActionAid hanno invitato le autorità a prendere tutte le misure necessarie a garantire alle persone sottoposte alle procedure di redistribuzione condizioni di vita e misure assistenziali adeguate e rispondenti a quanto previsto dalla normativa nazionale ed europea, indicando le seguenti raccomandazioni:
1. È necessario che venga garantito il diritto alla vita privata e familiare e che le persone non si trovino a vivere in situazioni di promiscuità. A tal fine si raccomanda che le coppie vengano alloggiate singolarmente e che le donne sole siano alloggiate in luoghi separati dalle famiglie e dai minori non accompagnati. Inoltre, si ritiene fondamentale garantire un adeguato accesso al cibo, all’acqua e ai beni necessari per l’igiene personale;
2. Si raccomanda che venga garantito un accesso completo alle cure mediche e assistenziali del servizio sanitario nazionale attraverso la tempestiva iscrizione allo stesso e allo svolgimento dei necessari referral e accompagnamenti finalizzati all’espletamento di visite specialistiche, esami diagnostici e ogni altra visita o esame richiesta dalla situazione del cittadino straniero. Inoltre, si raccomanda che le persone vengano messe in condizione di accedere effettivamente a percorsi di sostegno psicologico sia all’interno che all’esterno del centro;
3. Si ritiene imprescindibile che alle persone sia fornita adeguata tutela legale, attraverso personale specializzato e operatori in grado di prestare la dovuta assistenza specializzata nel corso delle complesse, e non prive di criticità, procedure di redistribuzione o che quanto meno sia garantito l’accesso alla tutela legale attraverso l’esposizione di una lista di avvocati specializzati disponibili a intervenire ove ritenuto necessario dagli ospiti;
4. Occorre che venga messo a disposizione dei cittadini stranieri presenti nella struttura un servizio di mediazione completo e non limitato alle lingue veicolari: evidenti motivi di privacy e di deontologia nel lavoro di assistenza sociale, legale e psicologica portano a escludere la possibilità di condurre colloqui attraverso l’assistenza linguistica di altri ospiti.
Qui il report “Le procedure di redistribuzione e i limiti dell’accoglienza – Resoconto da Messina“