Quattro cittadini italiani finiscono nei guai per i commenti razzisti pubblicati il 6 luglio 2017 sul gruppo Facebook “Sei di Portogruaro se…” alla notizia del trasferimento di 14 migranti da Cona in 4 appartamenti di via San Giacomo. Secondo il pm, con le frasi pubblicate sull’accoglienza dei richiedenti asilo, i quattro imputati avrebbero incitato a commettere violenza reale contro i profughi. «Che gli diano fuoco», commentava uno dei quattro. «Bisogna aiutarli, ne ospitiamo uno in ogni casa e li laviamo con la benzina e poi li asciughiamo col lanciafiamme…», aggiungeva un altro. Ed è proprio con l’aggravante della “discriminazione razziale” che il pm ha ottenuto il giudizio direttissimo per i quattro utenti Facebook, come sottolinea il quotidiano “Il Gazzettino“.
Il 25 luglio, a una ventina di giorni di distanza, una maestra, ex consigliere comunale per il centrosinistra, Anita Fiorentino, li denunciava per “istigazione all’odio razziale”, a seguito di quelle roventi discussioni provenienti dai rispettivi profili di Facebook. La denuncia arrivava dopo una serie di proteste già messe in atto dai residenti promosse nei giorni immediatamente successivi alla pubblicazione delle frasi su Facebook davanti gli appartamenti, anche con presidi notturni e persino una raccolta di firme di alcuni comitati del territorio per chiedere lo stop all’arrivo di ulteriori migranti in città. Tutte le proteste messe in campo sono state annunciate come una “risposta di piazza” alla decisione della prefettura di alleggerire le presenze nell’ex base di Conetta.
Tali manifestazioni organizzate dall’estrema destra con la Lega Nord (qui un video che riprende una fiaccolata dell’11 luglio che trasuda intolleranza dappertutto) avevano raccolto però pochi partecipanti (mai più di un centinaio). In ottobre, poi, c’era stata anche una violenta aggressione razzista di un gruppo di una decina di persone, di età tra i 30 e 40 anni, ai danni di tre giovanissimi richiedenti asilo, di cui uno minorenne, mentre uscivano da un supermercato (caso documentato anche nel nostro database online). La stampa locale nei giorni successivi, rendeva noto che le indagini delle forze dell’ordine avevano individuato gli aggressori come appartenenti e simpatizzanti di estrema destra dell’hinterland di Treviso giunti a Portogruaro per seguire una partita di calcio.
Il caso di Portogruaro assomiglia a quello di tante altre piccole realtà, soprattutto del nord Italia, che con differenti modalità, hanno messo in atto una serie di manifestazioni contro l’accoglienza (a tale proposito si veda anche il nostro focus sul rifiuto dell’accoglienza). Possiamo rilevare come, effettivamente, dal gruppo Facebook si sia passati rapidamente alle vie di fatto concrete, con manifestazioni e violenze. L’abbiamo sempre ribadito che il passo tra il virtuale e il reale può essere breve (si veda il nostro ultimo libro bianco). I tempi delle indagini legate ai reati commessi sulla rete, come in questo caso, sono invece piuttosto lunghi. Per fortuna, la magistratura comincia a intervenire, anche in casi come questo. La grande diffusione dell’hate speech online non può certo essere contrastata con la sola azione penale e richiederebbe una più ampia strategia di intervento capace di operare a livello educativo e culturale, ma l’intervento della magistratura, almeno nei casi più gravi, può forse spingere gli enti gestori dei social network a una maggiore collaborazione.