“È la prima volta che viene fatta denuncia contro un sistema così grosso e organizzato”. Così David Alejandro Puente Anzil, ideatore del sito Bufale.net, il cui obiettivo è smascherare le notizie false che corrono online. Il sistema organizzato di cui parla è la rete composta da Voxnews.info, Tuttiicriminidegliimmigrati.com, Identità.com e Resistenzanazionale.com, “siti che fanno capo a un unico responsabile e che sistematicamente pubblicano notizie false o manipolate mettendo in cattiva luce migranti, rifugiati e altre minoranze”, come segnala l’associazione Carta di Roma.
Da tempo, insieme a Carta di Roma, monitoravamo i siti, segnalandone i contenuti a Unar e polizia postale (qui un approfondimento). Ad oggi risulta ancora molto complesso intervenire contro la propaganda razzista online, a causa delle caratteristiche proprie della rete, come l’anonimato, la facilità di modificare dominio, la possibilità di aggirare i blocchi on-line. Ora arriva la denuncia depositata alla Polizia di Bologna dai gestori di Bufale.net e Butac.it: un provvedimento che giunge dopo mesi di ricerca, che ha permesso di consegnare alle autorità competenti 150 pagine di analisi delle attività online svolte dal proprietario dei quattro siti accusati. “Siamo passati all’azione perché la smentita non basta più”, ha affermato l’ideatore di Bufale.net, spiegando che, oltre alla diffusione di notizie completamente false, “vengono esagerate, manipolate e stravolte notizie vere, così da cambiarne completamente il significato, incrementando odio razziale, incitando alla violenza, o denigrando alcuni soggetti”. Per contrastare questa ascesa dell’hate speech, in questo caso online, oltre alla denuncia Bufale.net ha presentato una guida “per cercare di far capire a chi segue o meno questi siti web e i relativi canali social quali ideologie vengono portate avanti”.
“Oggi le notizie false che spopolano sui social sono quasi tutte razziste o omofobe. C’è stato un picco. E questo è preoccupante. Anche perché – spiega Michelangelo Coltelli di Butac.it – gli under 40 utilizzano soprattutto internet per informarsi”. La situazione, come ripetiamo da tempo, è allarmante, e molto pericolosa per la ricaduta che può avere sul piano della percezione sociale. Lo sottolinea anche Carta di Roma, evidenziando che “in un momento in cui l’immigrazione è un tema centrale nell’agenda politica nazionale ed europea, anche i media talvolta puntano sull’odio e la paura per catturare l’attenzione di lettori e ascoltatori”. Le stesse testate giornalistiche, infatti, possono rendersi responsabili di odio e razzismo, tollerando i promotori dei discorsi d’odio o diffondendo “notizie distorte o spettacolarizzate”. Proprio per porre un freno alla diffusione dell’hate speech, in particolare nell’ambito dei mezzi di comunicazione, Carta di Roma ha lanciato, insieme alla European Federation of Journalists e ad Articolo 21, la campagna #nohatespeech (ne abbiamo parlato qui): un’iniziativa che si rivolge in primo luogo proprio agli operatori dell’informazione, anche grazie al coinvolgimento dell’Ordine dei Giornalisti, della Federazione nazionale della stampa italiana e dell’Usigrai. “I discorsi d’odio non sono opinioni – sottolinea Carta di Roma – bensì brutali falsificazioni della realtà, contro cui è preciso dovere professionale lavorare per chiarire ai lettori la loro falsità intrinseca”. La campagna non è rivolta solo ai giornalisti: i lettori e gli ascoltatori possono scegliere di prendere posizione, isolando e segnalando chi esprime discorsi di odio. Tutti siamo coinvolti nel cambiamento, che riguarda l’intera società: per questo, è importante l’adesione di tutte e tutti.
Qui è possibile informarsi e aderire alla campagna #nohatespeech