Tra 2016 e 2017 gli hate crimes segnalati all’FBI negli Stati Uniti sono aumentati del 17%. Si tratta del terzo anno consecutivo in cui si registra un aumento dei reati connessi all’odio razziale o alle discriminazioni basate su religione, preferenze sessuali. E negli Usa, purtroppo, a volte questo genere di reati si traducono in stragi. Come nella chiesa battista di Charleston nel 2015 o nella sinagoga di Pittsburgh a pochi giorni dal voto di midterm.
I dati FBI parlano di 7.175 reati di odio (per i quali negli Usa esiste una fattispecie specifica) contro i 6.121 del 2016. Nello stesso periodo di tempo i reati in generale sono leggermente diminuiti. Circa 3 su 5 hanno preso di mira la razza o l’etnia di una persona, mentre 1 su 5 ha preso di mira la loro religione. Degli oltre 7.000 incidenti segnalati lo scorso anno, 2.013 hanno preso di mira i neri americani, 938 hanno preso di mira gli ebrei. Secondo l’FBI, i reati che hanno avuto come vittime omosessuali e LGBT sono stati 1.130. Sono calati i reati contro i musulmani e i loro luoghi di culto, il che è spiegabile in una fase in cui il tema terrorismo è meno presente e la retorica anti islamica da parte della destra.
L’aumento dei rati ai danni degli ebrei è un segnale inquietante. Non perché questi reati siano più gravi di quelli commessi ai danni di altri gruppi, perché segnala una matrice di razzismo ideologico. Nei casi di reati anti-semiti, come è capitato a Pittsburgh, non siamo in presenza di una comunità chiusa, ortodossa, “diversa”, ma semplicemente ad americani comuni che professano una religione diversa.
Del resto, come segnala il Southern Poverty Law Center, che monitora i gruppi razzisti, diversi candidati del partito repubblicano hanno usato toni razzisti durante e prima della campagna elettorale. Il numero di candidati impresentabili è cresciuto in questi anni in cui la rivolta contro il centro più moderato del partito ha generato prima il Tea Party e poi portato alla nomina e alla vittoria di Donald Trump. Molti di quei candidati, questa è la buona notizia, sono stati rimandati a casa dagli elettori.
I numeri americani non sono completi e potrebbero in parte essere fuorvianti: molti dipartimenti di polizia ancora non forniscono i dati all’FBI, che ha il compito di raccoglierli a livello nazionale. Ma negli ultimi anni il numero di dipartimenti che fanno il loro dovere è aumentato e conseguentemente è cresciuto il numero di casi registrati.
Si tratta di un fenomeno che registriamo anche noi di Cronache di Ordinario Razzismo con il nostro database e i nostri rapporti periodici. Anche in Italia il clima politico ha contribuito a generare un aumento dei crimini razzisti, ma, anche in Italia, non abbiamo la certezza che i numeri disponibili corrispondano alla realtà. Anzi, possiamo senza dubbio affermare che molti crimini non vengono segnalati perché la persona che li subisce non li denuncia. E possiamo anche segnalare che determinati momenti in cui la politica usa toni estremi, c’è un aumento delle violenze sui membri delle minoranze (ne abbiamo parlato nel focus pubblicato il 2 novembre): anche in Italia i mesi a ridosso della campagna elettorale hanno visto crescere il numero di violenze razziste segnalate.
Peggio va in Gran Bretagna dove gli hate crimes sono raddoppiati in cinque anni. I dati dell’Home Office parlano di un aumento del 17% (94.098) in 12 mesi (marzo 2017-marzo 2018). Nel 2012-13 i reati erano stati 42.255. La religione è il fattore motivante nel 9% dei casi, con un aumento dopo l’attentato di Westminster, mentre la razza nel 76%. L’orientamento sessuale era all’origine dei reati nel 12% dei casi incidenti (11.638). Vale per la Gran Bretagna, come per gli Usa e l’Italia, il fattore uso distorto della cronaca nel dibattito politico: più reati si registrano a ridosso del voto sulla Brexit e dopo gli attentati terroristici.
La differenza enorme tra i numeri britannici e quelli americani va letta in due modi: il sistema diverso di rilevazione (quello britannico è migliore, quello americano è lacunoso per via delle leggi dei singoli Stati), il tipo di reati segnalati. In ogni caso, come abbiamo detto parlando dell’aumento dei reati americani, quando il monitoraggio diventa più efficiente, i numeri crescono. Questo significa che in realtà non c’è una crescita di certi fenomeni? No, i dati indicano comunque delle tendenze. Quello sull’antisemitismo è l’esempio perfetto in questo senso.