Ancora aggressioni violente per strada, nei giorni appena appena trascorsi, ai danni di cittadini stranieri, presumibilmente “colpevoli” del solo fatto di avere un colore della pelle differente.
E’ accaduto a Lercara Friddi (PA), dove un giovane ballerino di 23 anni, figlio di mauriziani ma nato in Italia e adottato dopo la nascita, Davide Mangiapane, è stato pestato e offeso con frasi razziste (‘sporco negro tornatene a casa, non sei degno di stare con noi”) vicino a un pub. Per l’aggressione sono stati denunciati, per lesioni personali e violenza, un giovane di 29 anni che fa il magazziniere, e un suo parente di 16 anni. L’accaduto risale allo scorso 21 luglio, ma è stato reso noto solo nei giorni scorsi perché la vittima non aveva sporto denuncia. Quanti altri episodi, come questo, non risalgono neppure alla cronaca locale, sono derubricati a fatti di cronaca nera oppure non sono denunciati per timore di ritorsioni?
Un’altra aggressione si è consumata ai danni di un migrante di 24 anni del Gambia, Buba Ceesay, ospite della parrocchia di Don Massimo Biancalani, a Vicofaro (PT). Contro di lui, durante la notte del 2 agosto, intorno alle 23, sono stati esplosi uno o due colpi di pistola scacciacani, accompagnati da offese razziste (al grido ‘negri di *****’). Il giovane è rimasto fortunatamente illeso. A sparare sarebbero stati due giovani italiani. Ne ha dato notizia lo stesso parroco di Vicofaro, don Massimo Biancalani, sul suo profilo Facebook, dopo aver denunciato il fatto anche in Questura.
A Napoli, sempre il 2 agosto, intorno alle 22, Cissé Elhadji Diebel, ambulante senegalese di 22 anni, è stato ferito da alcuni colpi di pistola esplosi da due persone a bordo di uno scooter, al quartiere Vasto. «Hanno sparato tre colpi. Uno è andato a vuoto, uno mi ha colpito la gamba destra e il telefonino mi ha salvato la sinistra». Cissé era insieme a due amici secondo i quali gli aggressori avrebbero sparato sul gruppo senza proferire parola.
E dopo questa ennesima aggressione, si è tenuta venerdì scorso una manifestazione di protesta della Comunità senegalese di Napoli, insieme agli attivisti della Rete antirazzista che hanno tenuto a ricordare che non si tratta di casi isolati, e hanno elencato quelli più recenti: “L’aggressione ad un cittadino nigeriano a Villa Literno, ad un immigrato dal Mali colpito con pistola a pallini a San Cipriano, tre cittadini del Bangladesh pestati al Lago Patria, tra gli altri”.
Anche a Monselice (PD), Fouad Bamaarouf, 45 anni, cittadino marocchino, è stato picchiato sull’uscio di casa e costretto alle cure del pronto soccorso. Per lui, un trauma contusivo al capo e all’addome e cinque giorni di prognosi. Qualcuno ha bussato alla sua porta a mezzanotte. Quando lui ha aperto, un pugno lo ha colpito violentemente al volto e un altro all’addome, facendolo cadere a terra. L’aggressore si è dileguato e a lui non è rimasto che chiedere l’intervento del 118. «Nel tardo pomeriggio di mercoledì un uomo, in auto, ha abbassato il finestrino e mi ha riempito di offese, mostrandomi il dito medio e prendendosela con la mia nazionalità» ha raccontato Fouad «Fatto sta che poi l’ho incontrato nuovamente al bar e lì ci siamo confrontati piuttosto duramente». Stando al racconto del di Fouad, l’uomo ce l’aveva con lui perché, in passato, “un marocchino” gli aveva rubato l’orologio. Nella notte successiva al diverbio, l’aggressione.
Per fortuna, esistono anche fatti positivi in reazione alla brutalità di quanto accade. Tra episodi di violenza, denunce e rabbia “socializzata”, si distingue il bar che si schiera contro il razzismo. «No al razzismo, sì Adria integrata». Questa la scritta sullo scontrino del bar ‘Lo spiffero’ di Adria, in provincia di Rovigo, che sta facendo il giro dei social. “Qui ad Adria – spiega il proprietario del bar- non ci sono stati casi particolari di razzismo. Ma sono stato colpito da quello che leggevo sui giornali o sentivo in televisione”. Sempre nei giorni scorsi, un imprenditore veneto aveva acquistato le pagine di alcuni quotidiani per lanciare un messaggio in favore dell’inclusione dei migranti.
Concreti comportamenti quotidiani mostrano che le vie contro il razzismo sono infinite, basta decidere di imboccarle.