Oggi trenta richiedenti asilo si sposteranno dalla Grecia al Lussemburgo, dove verranno portate avanti le procedure per il riconoscimento della protezione internazionale. E’ il primo volo di ricollocazione che parte dalla Grecia, sotto lo sguardo del commissario su immigrazione e affari interni Dimitris Avramopoulos, del ministro degli esteri lussemburghese Jean Asselborn, del presidente del consiglio greco Alexis Tsipras, del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz.
Anche in Italia la partenza del primo gruppo di migranti ricollocati, in questo caso in Svezia, era stata seguita a vista dal Commissario europeo Avramopoulos e dal Ministro lussemburghese Asselborn, arrivati a Roma Ciampino il 9 ottobre su invito del Ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano. “È una giornata storica per l’Europa, una grande manifestazione di solidarietà europea con coloro che hanno bisogno di protezione, ma anche tra Stati membri. La Grecia e l’Italia dovrebbero ora portare a termine la messa in campo delle squadre per i punti di crisi, dandoci modo di proseguire i nostri sforzi per rafforzare le frontiere dell’Europa”, così Avramopoulos a ottobre a Roma. Un messaggio che si ripete oggi anche in Grecia: “La ricollocazione di oggi rappresenta un momento simbolico, ma è anche un primo passo cruciale in un processo che deve diventare sistematico. E’ ora importante che si faccia un ulteriore mossa in avanti e che tutti gli hotspots vengano attivati”.
Ma mentre una cinquantina di persone sono state trasferite, la situazione generale non si può dire vada migliorando, con un “flusso migratorio senza precedenti”, come dichiarato dal presidente del Consiglio UE Donald Tusk, il quale ha specificato che “a ottobre si è raggiunto il numero di 218,000 entrate in Europa attraverso il Mar Mediterraneo”.
“Invece di usare i primi ricollocamenti come un’opportunità mediatica, il Commissario dovrebbe impegnarsi per uscire dal caos che regna a Bruxelles, affrontando la mancanza di aiuti umanitari e di protezione, e spingendo sugli stati membri affinché specifichino il numero dei rifugiati che accoglieranno, e quando”, ha commentato Tony Bunyan, direttore dell’organizzazione inglese Statewatch. Ma è sempre più chiara la differenza di intenti tra associazioni e movimenti a tutela dei diritti da una parte e istituzioni europee dall’altra. I punti sollevati da Bunyan non corrispondono affatto alle priorità dell’Europa.
A ricordarcelo ci sono i documenti diffusi ieri dal presidente del Consiglio Task e dalla Commissione europea (qui un approfondimento), e le parole di Avramopoulus, che suonano come un monito: bene i momenti simbolici e le manifestazioni di solidarietà, purché si accompagnino all’attivazione delle misure di controllo dei confini. Le frontiere e la loro impermeabilità: ecco il punto nodale intorno a cui si muovono le misure e le strategie pensate all’interno dei palazzi europei.