Non ricevevano lo stipendio da sei mesi. Così, esasperati, il 17 aprile scorso, circa duecento lavoratori, braccianti impiegati nella raccolta di fragole, hanno iniziato a protestare. E sono stati presi a fucilate, “come cani”, ha riferito all’agenzia stampa Associated Press uno dei lavoratori coinvolti in questa tragica e incredibile vicenda.
E’ successo a Manolada, zona agricola a pochi chilometri da Patrasso, dove si producono due terzi della fragole vendute in Grecia.
La maggior parte dei lavoratori coinvolti nella raccolta dei frutti è composta da cittadini di origine straniera, spesso privi di documenti, come tanti dei lavoratori che hanno protestato mercoledì scorso, per lo più cittadini del Bangladesh.
“La tensione stava già salendo da qualche settimana – ha spiegato alla stampa uno dei dipendenti dell’azienda – Quando ho chiesto di avere i soldi che mi dovevano, prima mi hanno dato un assegno scoperto e poi mi hanno detto di andarmene altrimenti sarei stato bruciato vivo”.
Mercoledì scorso l’esasperazione è arrivata al culmine, e duecento lavoratori hanno chiesto di parlare con il proprietario dell’azienda. “Ci hanno detto che ci avrebbero pagato all’una. Poi ci hanno chiesto di tornare più tardi. Alle cinque, ci hanno intimato di andarcene, perché sarebbe arrivato un altro gruppo di lavoratori a sostituirci”, ha spiegato un lavoratore all’organizzazione antirazzista greca Uarft. “Quando i sorveglianti si sono allontanati eravamo convinti che fossero andati finalmente a prendere i soldi che ci dovevano”, ha proseguito uno dei feriti. Invece, si sono ripresentati con due fucili e una pistola, sparando a freddo sulla folla e ferendo 28 persone.
I tre sorveglianti si sono dati alla fuga, ma sono stati arrestati dalla polizia venerdì mattina, insieme al proprietario dell’azienda e a una quinta persona che aveva cercato di coprirli.
Non è la prima volta che in questa zona avvengono episodi di tale gravità, con vittime i cittadini stranieri. Secondo il quotidiano greco Kathimerini, negli ultimi anni Manolada è stata al centro di numerosi casi simili. L’anno scorso, ad esempio, due greci furono arrestati per aver picchiato brutalmente un 30enne egiziano, trascinato poi per un chilometro legato a un’auto.
Nel 2008, alcuni lavoratori di una fattoria scioperarono per quattro giorni per protestare contro gli stipendi troppo bassi e le condizioni di vita in cui venivano mantenuti dai caporali: furono picchiati dai sorveglianti con spranghe di ferro e bastoni.
Allora, il segretario generale del Corpo degli Ispettori del Lavoro (Sepe), Nikos Katsakioris, aveva visitato la zona, parlando di “baraccopoli in cui la situazione è inammissibile”.
Una situazione conosciuta anche dal mondo politico: dopo la tragica vicenda di mercoledì scorso, il Ministro della Giustizia Antonio Ropatiokis, parlando dei lavoratori coinvolti nella raccolta della frutta, ha dichiarato “vivono in condizioni simili a quelle dei lavoratori neri in America ai tempi dello schiavismo”.
La tragedia avvenuta a Manolada si inserisce nel contesto della profonda e pesante crisi economico-sociale che ha colpito la Grecia, e su cui i movimenti di estrema destra, primo fra tutti il partito neonazista Alba Dorata, stanno facendo leva.
Proprio il giorno prima di questo grave episodio, Nils Muižnieks, Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, dichiarava di essere “seriamente preoccupato per l’incremento del razzismo e dei crimini ad esso legati in Grecia”. Per questo, sollecitava le autorità greche a “usare tutti i mezzi possibili per combattere questi crimini, incluso proibendo, se necessario, l’esistenza di gruppi politici inneggianti il razzismo, come il partito neonazista Alba Dorata”.
Dal canto loro, le autorità elleniche erano state, per così dire, scarsamente ricettive, minimizzando il problema.
Lo scorso agosto il governo ha avviato la campagna Xenion Zeus, con l’obiettivo di combattere l’immigrazione irregolare: lo strumento per farlo sono veri e propri raid della polizia, in cui a volte sono incappati anche ignari turisti, che hanno subito l’aggressività dei poliziotti (solo a titolo di esempio, a gennaio scorso un turista coreano è stato malmenato dalla polizia, e un cittadino statunitense è stato costretto a un fermo nella stazione di polizia, nonostante avesse esibito i documenti).
La situazione generale appare sempre più preoccupante. Per quanto riguarda la tragedia di Manolada, si moltiplicano gli appelli per boicottare i prodotti agricoli della regione. Blood Strawberries (#bloodstrawberries on Twitter).
Ma la risposta più forte contro l’ondata xenofoba che ha colpito il paese deve arrivare dal mondo politico, e in fretta. Altrimenti, “visto il continuo peggioramento della situazione economica, gli atti barbarici come questo saranno sempre più frequenti”, avverte Nikitas Kanakis, leader greco della Ong Médecins du Monde.