Al momento, il Cie di Gradisca d’Isonzo è vuoto. Le ultime persone rimaste nella struttura sarebbero state portate ieri chi al Cie di Trapani, chi in aeroporto per il rimpatrio.
Come segnalato dalla Tenda per la pace e i diritti, tra le persone portate a Trapani c’è anche un uomo che ha avanzato richiesta di asilo e aveva il colloquio con la Commissione fissato tra cinque giorni: per lui, è stata attivata la Commissione d’urgenza, che l’ha ascoltato immediatamente. Dopodichè, è stato imbarcato in direzione di Trapani, in attesa della risposta della Commissione che, gli hanno assicurato, dovrebbe arrivare entro pochi giorni (cinque al massimo).
Stando a quanto trapelato dalla Questura di Gorizia, sembra che il Cie di Gradisca d’Isonzo sarà chiuso per almeno sei mesi, il tempo di effettuare i lavori di ristrutturazione: una notizia che non è ancora ufficiale, ma che sembra essere avvalorata sia dal fatto che le persone rimaste fino a ieri “dormivano nel centralino, in assenza di posti agibili disponibili”, come dichiarato dalla Tenda per la pace e i diritti, sia dal fatto che su 248 posti ieri erano presenti nel centro otto persone. Inoltre – stando ai quotidiani locali – pare che la Questura abbia già pronta una disposizione destinata ad azzerare nei prossimi giorni anche i dispositivi di vigilanza.
Il presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani del Senato Luigi Manconi si augura che “si arrivi alla chiusura definitiva, e che la struttura venga utilizzata, una volta ristrutturata, per ampliare il centro di accoglienza per richiedenti asilo (Cara-Cda) situato a pochi metri”.
E’ quello che si augurano anche tutte le associazioni antirazziste che si sono date appuntamento sabato 16 novembre alle ore 14.30, per chiedere la chiusura definitiva del Cie: qui l’appello per la chiusura e per la manifestazione.
Nel frattempo, la Rete FVG contro i Cie lancia anche un presidio per questo sabato, 9 novembre: dalle 17 ci si troverà davanti al carcere di Gorizia in solidarietà con le persone accusate di danneggiamento, oltraggio e minacce. I fatti per cui sarebbero stati accusati gli uomini risalirebbero alle proteste dell’agosto scorso (ne abbiamo parlato qui).
“Considerando quanto emesso dal tribunale di Crotone, ci sembra ancora più importante portare solidarietà alle persone accusate”, afferma una portavoce della Tenda per la pace e i diritti, riferendosi alla sentenza dello scorso gennaio che valutò la protesta di tre uomini rinchiusi nel Cie di Crotone come “una difesa proporzionata all’offesa”.