E’ una notizia che non fa rumore, quella dello sgombero effettuato martedì a Roma, nel quartiere Pigneto, a via Fanfulla da Lodi 38. Interessa a pochi. Eppure gli abitanti del Pigneto, questa vicenda, ce l’hanno a cuore e vogliono che si sappia quanto sta accadendo.
I militari del III Nucleo Metropolitano della Guardia di Finanza sono intervenuti alle prime ore dell’alba per liberare una palazzina (un immobile privato) storicamente abitata da alcuni cittadini senegalesi. Queste persone vi risiedevano da ben oltre 20 anni e avevano già “resistito” ad un precedente sgombero, ma, ieri, il Tribunale ha disposto il sequestro preventivo dell’intero stabile, senza distinguere tra le varie unità abitative presenti all’interno, e il conseguente sgombero dei 15 residenti. Sono titolari di permessi di soggiorno come lungosoggiornanti, e alcuni di loro anche in attesa della cittadinanza italiana.
L’intervento è stato autorizzato dal Gip, su richiesta del Pubblico Ministero, a seguito di diversi controlli effettuati dalla Guardia di Finanza, che avrebbe rinvenuto nell’abitazione etichette e loghi utilizzati per la contraffazione di scarpe, borse e capi d’abbigliamento. Le fonti ufficiali parlano di circa 30mila pezzi contraffatti, di tre o quattro cittadini del Senegal indagati (e questi sarebbero solo degli ospiti, e non dei residenti dell’immobile) e di un intervento svoltosi con i finanzieri in assetto antisommossa.
I cittadini senegalesi (tutti uomini ed una sola donna) hanno raccolto la loro dignità e l’hanno riposta in borsoni e valige, lasciando silenziosamente gli appartamenti. Eppure stavano pagando regolarmente un affitto (l’ultimo pagamento risale a gennaio 2019), pur essendo stato venduto l’immobile (ad una grossa immobiliare) nei mesi precedenti, senza che ne fossero messi al corrente.
Soltanto alla donna è stata “offerta” la possibilità di avere una dimora temporanea in attesa della sua partenza per l’Africa. Per tutti gli altri, la sola alternativa: la strada.
Lo sgombero è stato seguito e commentato su Facebook da Levante – Testata dal Basso, giornale dei movimenti dell’Est di Roma: “Sgombero in corso di una casa storica della comunità senegalese del Pigneto. Residenti da oltre 20 anni nella casa avevano resistito ad un precedente sgombero per inagibilità. Con il quartiere avevano ristrutturato e strappato un contratto al vecchio proprietario. Recentemente la proprietà è passata ad un immobiliare che starà ragionando in una valorizzazione. Puntuale è arrivato lo sgombero con il pretesto di alcune borse e scarpe contraffatte. Continua l’espulsione dei poveri dal quartiere oramai destinato alla movida e ad un ceto capace di pagare affitti più elevati”.
In realtà, sono passati 8 anni da quando la storica comunità senegalese, insieme agli abitanti e alle realtà territoriali, è riuscita a fermare un primo tentativo di sgombero forzato. Il fatto era stato ben orchestrato dalla proprietaria dello stabile, auto-denunciando l’inagibilità dello stesso, sebbene lei stessa li avesse costretti a vivere per anni in condizioni di degrado, senza mai effettuare lavori di ripristino dei luoghi, e soprattutto chiedendo un affitto di ben 1750 euro al mese. In quell’occasione, sempre grazie alla mobilitazione solidale del quartiere, molti si misero a disposizione per effettuare i lavori di adeguamento e sanificazione, permettendo così di ottenere nuovamente l’agibilità degli appartamenti. Poi, ci pensò il TAR del Lazio, riconoscendo appunto questi lavori svolti in auto-recupero e con il sostegno delle realtà sociali del quartiere, ad ordinare la sospensione dello sgombero. In seguito veniva stipulato un nuovo accordo tra la proprietà e gli affittuari per il pagamento di un canone di 600€ mensili.
Ieri, questo nuovo sgombero, senza nessuna possibilità di alternative. Per fortuna il cuore del Pigneto è tanto grande da aver subito organizzato un presidio permanente: sono state montate delle tende per ospitare gli sgomberati e portati dei pasti caldi. Per oggi alle 16.30 è stata indetta, sempre in via Fanfulla 38, con un comunicato stampa, un’assemblea alla quale si è tutti invitati a partecipare per fare il punto della situazione e capire come reagire.