L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), nelle persone del Relatore speciale delle Nazioni Unite sul diritto ad un alloggio adeguato, Relatore speciale sui diritti umani dei migranti, Relatore speciale sulle questioni relative alle minoranze e del Relatore speciale sulle forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia ed intolleranza, ha scritto al Governo italiano per ricevere aggiornamenti sulle conseguenze delle manifestazioni svoltesi a Torre Maura tre mesi fa.
La richiesta porta la data del 3 maggio ma è stata pubblicata nei giorni scorsi e si riferisce ai fatti di Torre Maura. Il testo è disponibile qui.
Tra il 2 e il 5 aprile, alcune famiglie rom trasferite in un ex centro Sprar in via Codirossoni, sono state il bersaglio di proteste capeggiate da parte di alcuni militanti di CasaPound e Forza Nuova. La manifestazione, si ricorda, si era trasformata rapidamente in rivolta violenta, con tanto di calpestio del pane destinato alle famiglie rom al grido di “Zingari, dovete morire di fame” (ne avevamo parlato qui).
Obiettivo della comunicazione ONU è stato da una parte quello di richiedere informazioni ufficiali riguardo l’attuale situazione delle persone trasferite e l’effettiva possibilità di queste di accedere ai servizi locali e ai meccanismi di tutela nazionali per affrontare situazioni di discriminazione e odio. Dall’altra l’Onu ha richiesto notizie aggiornate circa l’indagine aperta dalla Procura della Repubblica per danneggiamenti e minacce aggravate “dall’odio razziale”, in particolare riguardo l’identificazione e il perseguimento degli autori degli atti di odio e le sanzioni adottate nei loro confronti.
Ma leggendo il testo della comunicazione risulta che la preoccupazione degli esperti ONU dei diritti umani non è semplicemente relativa alla violenza della reazione da parte dei residenti, quanto alla sua genesi.
“Queste manifestazioni violente si sono svolte sullo sfondo di un significativo aumento del numero di episodi registrati di crimini motivati dall’odio e di incitamento all’odio e alla discriminazione contro individui sulla base dell’etnia, della razza, della religione, del colore, della discendenza o dell’origine nazionale. In particolare, si è registrato un aumento dei discorsi di odio e degli sfratti forzati contro la minoranza rom”, hanno scritto i Relatori Speciali.
Alcuni degli slogan urlati nel corso delle manifestazioni sono ben riconosciuti dagli esperti come mutuati tal quali da commenti ed esternazioni ripetute a mo’ di mantra dal Ministro dell’Interno contro Rom e Sinti, segno di una particolarmente preoccupante “normalizzazione del discorso d’odio razzista, dell’incitamento all’odio e alla discriminazione anche da parte di leader politici e funzionari di alto livello”, che dovrebbero invece dimostrare “una particolare responsabilità in materia di rispetto, protezione e promozione dei diritti umani”, quali derivanti dal proprio ruolo pubblico.
La risposta italiana
Il Comitato interministeriale per i diritti umani presso il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ha risposto alle richieste evidenziando che sono diversi i progetti avviati negli ultimi anni per l’individuazione e la gestione di strutture di accoglienza per Rom, Sinti e Camminanti in situazione di grave disagio sociale, economico, sociale, economico e sociale di vulnerabilità sociale. Il testo è disponibile qui.
Grande spazio è destinato all’elenco dei meccanismi preposti alla prevenzione e la persecuzione dei reati di odio e di incitamento all’odio, attivabili dalla popolazione civile. Riguardo il caso di Torre Maura il Governo spiega che, a causa dell’attività di ostruzionismo da parte dei manifestanti, l’amministrazione comunale ha provveduto sin da subito ad un ulteriore trasferimento dei Rom in altri centri disposti in diverse aree della città. Una delle prime soluzioni proposte è stata quella di disporre un periodo temporaneo di ospitalità per madri e minori in case famiglia (per questo motivo alcune famiglie sono state separate mentre alcune di queste, per preservare l’unità familiare hanno preferito rinunciare alla domanda di assegnazione di un alloggio ndr.). Altri invece hanno deciso, in maniera autonoma, per la rinuncia.
Quanto al procedimento giudiziario in corso, sono 41 le persone sotto inchiesta per reati penali che vanno dalla violenza e minaccia a un pubblico ufficiale al danneggiamento di beni pubblici e incendio. Le 15 pagine di risposta si chiudono con uno schema che riassume i numeri (ma relativi al 2017) dei crimini di odio nei confronti di rom, sinti e camminanti, disaggregati per tipo di reato e movente.