Il Comune di Palermo ha presentato la scorsa settimana la rete “Palermo non discrimina” promossa in collaborazione con Osservatorio contro le discriminazioni Noureddine Adnane, Arci Porco Rosso, Bordeline Sicilia. La rete ha l’obiettivo di monitorare, contrastare e programmare azioni e dispositivi contro atti di violenza e discriminazioni nei confronti di persone vulnerabili, senza fissa dimora o considerate come “diverse”. È possibile usufruire di uno spazio di ascolto e sostegno, previo appuntamento, è stato attivato un numero di telefono dedicato e una email (palermonondiscrimina@gmail.com) per segnalazioni, informazioni e sostegno. Per maggiori dettagli si veda qui: https://www.comune.palermo.it/noticext.php?id=19187
Il 3 agosto, con una presentazione al Senato, è stato lanciato anche il manifesto degli amministratori locali “Inclusione per una società aperta”, pensato dai capigruppo regionali del Lazio Alessandro Capriccioli (+Europa), Marta Bonafoni (Lista Zingaretti), Paolo Ciani (Centro Solidale), Mauro Buschini (Pd) e Daniele Ognibene (Leu), e rivolto agli amministratori locali di tutta Italia che abbiano a cuore l’inclusione sociale degli immigrati, e vogliano rifiutare, con azioni concrete, la narrazione distorta che parla di “invasione”, “sostituzione etnica e difesa dei confini”, e “il discorso pubblico di denigrazione e disprezzo del prossimo e l’incitamento all’odio”. Primo firmatario il Presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, e tra gli aderenti, Luigi De Magistris, sindaco di Napoli, Beppe Sala, sindaco di Milano e Federico Pizzarotti, sindaco di Parma. Si tratta di un manifesto rivolto a coloro che affrontano sul campo, ogni giorno, la necessità di confrontarsi con le sfide poste dalla presenza di cittadini stranieri sul proprio territorio con risultati virtuosi, che spesso smentiscono quella narrazione tossica che si è diffusa nell’ultimo periodo. L’iniziativa ha l’obiettivo di creare una rete istituzionale che potrà diventare un interlocutore autorevole e credibile in primo luogo dell’attuale Governo, dettando indicazioni, strategie e proposte.
I sindaci si impegnano «a promuovere i valori della solidarietà e dell’accoglienza» e a «sostenere i processi di inclusione attraverso l’attuazione, nei territori, di un sistema ben strutturato, razionale, efficiente e solidale». I firmatari considerano poi “la questione migratoria” una “priorità”, e “un dovere irrinunciabile” il soccorso “di quanti, in fuga dalla guerra, dalla povertà, dalle persecuzioni, cercano un approdo sicuro e situazioni di vita migliori e più dignitose” e “l’accoglienza e l’inclusione nei territori come obiettivi da perseguire”. Dopo il suo lancio, l’appello ha raccolto già quasi 200 adesioni, tra assessori e consiglieri regionali, sindaci, presidenti di municipi e consiglieri comunali e municipali da ogni parte d’Italia.
Il manifesto solleva in effetti uno dei temi maggiormente rimossi dalle politiche pubbliche degli ultimi anni: quello della promozione di interventi di inclusione finalizzati a facilitare l’inserimento sociale, lavorativo e culturale dei cittadini stranieri che arrivano e risiedono nel nostro paese. Per risalire a una riflessione seria, anche se incompiuta sul tema, bisogna risalire ai tempi del primo Governo Prodi (che varò la prima proposta di legge quadro in materia di immigrazione, approvata dal Parlamento nel 1998).
Negli ultimi anni, invece, la concentrazione dell’attenzione sulle politiche migratorie (per lo più per tentare di fermare i flussi) e sull’accoglienza emergenziale dei richiedenti asilo e dei rifugiati, ha fatto scomparire dall’agenda istituzionale nazionale e locale (e dalla allocazione delle necessarie risorse) la programmazione e il varo di una vera e propria strategia di inclusione.