L’apertura di canali umanitari e l’esclusione dell’immigrazione irregolare dall’elenco dei pericoli da affrontare nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa europea: sono queste, in sintesi, le due richieste che gli aderenti alla campagna ‘Giustizia per i nuovi desaparecidos’ rivolgono al governo italiano nell’esercizio della Presidenza europea. Secondo gli aderenti, le stragi di migranti nel Mar Mediterraneo hanno “come causa primaria l’inserimento dell’immigrazione irregolare tra le categorie da fronteggiare nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa comune dell’Unione europea, alla pari con il terrorismo o la proliferazione delle armi di distruzione di massa”: una “criminalizzazione” da cui deriva “un sistema di attività normative, pattizie ed operative [..] il cui combinato disposto comporta nei fatti la chiusura di qualunque via di scampo legale a richiedenti asilo e migranti”.
Pubblichiamo di seguito il comunicato della campagna
ASSEMBLEA DEGLI ADERENTI ALLA CAMPAGNA
“GIUSTIZIA PER I NUOVI DESAPARECIDOS”
Roma, 20 settembre 2014
Gli aderenti alla Campagna “Giustizia per i nuovi desaparecidos”, riuniti in assemblea il 20 settembre 2014 presso il Teatro di Villa Torlonia, Roma, nell’esprimere la loro profonda indignazione di fronte all’ininterrotto susseguirsi di morti di richiedenti asilo e migranti, malgrado i salvataggi portati a termine dalla Marina Militare italiana nell’ambito dell’operazione Mare Nostrum,
affermano che tale strage e il suo prolungarsi hanno come causa primaria l’inserimento dell’immigrazione irregolare tra le categorie da fronteggiare nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa comune dell’Unione europea, alla pari con il terrorismo o la proliferazione delle armi di distruzione di massa. Si tratta di una visione doppiamente fuorviante, in primo luogo in quanto vi sono inclusi gruppi che, anziché costituire un reale pericolo per l’Unione europea, sono essi stessi estremamente vulnerabili e bisognosi di protezione internazionale, e, in secondo luogo, in quanto accomuna artificiosamente migranti e richiedenti asilo, di fatto indistinguibili nel corso del viaggio verso le nostre coste;
constatano che da questa criminalizzazione deriva un sistema di attività normative, pattizie ed operative (anche per omissione) messe in atto dalla totalità degli Stati mediterranei dell’Unione europea, di concerto con gli Stati della sponda africana del Mediterraneo, il cui combinato disposto comporta nei fatti la chiusura di qualunque via di scampo legale a richiedenti asilo e migranti.
denunciano i crimini di lesa umanità comportati da una situazione che riduce a res nullius le persone prese di mira, ponendole alla mercé di predoni, milizie e Stati canaglia (o comunque non democratici ) di attraversamento, analogamente a quanto accadeva agli ebrei costretti alla disperata ricerca di una via di fuga nell’Europa occupata dalle truppe nazifasciste.
Ravvisando in tutto ciò il riaffiorare di un’ideologia razzista che minimizza e giustifica qualunque abuso, ivi compresi lo sterminio e la sparizione, di chi viene semplicemente identificato come “altro”: non ariano ieri, non europeo oggi
chiedono al Governo italiano che, nell’esercizio della Presidenza europea, si attivi per l’esclusione dell’immigrazione irregolare dall’elenco dei pericoli da affrontare nell’ambito della Politica di Sicurezza e Difesa comune, e dia in ogni caso istruzioni alle proprie ambasciate nei Paesi di transito, affinché – insieme alle rappresentanze in loco di UNHCR – vengano aperti canali umanitari che permettano l’afflusso di richiedenti asilo e migranti in pericolo di vita, facilitando il loro arrivo in Italia e/o nei Paesi di destinazione. Non sussistono difficoltà a tale fine: basterebbero la concessione di visti di protezione umanitaria e l’organizzazione del viaggio da parte di UNHCR;
pongono il governo italiano di fronte alle responsabilità che gli deriverebbero se, conformemente a quanto dichiarato, interrompesse l’operazione Mare Nostrum intrapresa dalla Marina Militare italiana a seguito della strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013: un’operazione che non può certamente di per sé sanare la gravissima situazione che vi è a monte, ma che almeno ne tampona alcune delle conseguenze a valle;
si dichiarano decisi ad attivare tutte le vie legali, a livello nazionale ed internazionale, per porre fine all’impunità di coloro che risultino coinvolti, sia in passato che attualmente, nella formulazione e nell’attuazione della politica di morte sopra tratteggiata.