Quest’anno la Giornata Mondiale del Rifugiato si tiene in un momento molto difficile, condizionato dall’emergenza sanitaria ancora in corso connessa alla diffusione della pandemia Covid-19.
In questa giornata importante sul piano simbolico e della sensibilizzazione dell’opinione pubblica, le organizzazioni del Comitato Ioaccolgo Roma vogliono richiamare l’attenzione delle istituzioni locali e dei media sulle criticità che hanno caratterizzato la gestione dell’emergenza sanitaria all’interno del sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati della capitale e rivolgere un appello affinché siano predisposti al più presto gli interventi opportuni al fine di garantire la sicurezza sanitaria e sociale delle persone ospitate, degli operatori e dunque dell’intera cittadinanza.
A seguito di un monitoraggio interno svolto con le associazioni aderenti al comitato romano della campagna, sono state rilevate nella fase 1 dell’emergenza sanitaria le seguenti criticità:
- mancata costituzione di sedi di coordinamento istituzionale (Comune, Enti gestori, Prefettura, istituzioni sanitarie) per gestire l’emergenza sanitaria anche con riferimento alle persone vulnerabili non inserite in accoglienza;
- assenza di linee di indirizzo e di protocolli operativi da parte delle istituzioni territoriali (Comune e Prefettura di Roma) in merito alle modalità di gestione dell’emergenza nel sistema di accoglienza cittadino;
- delega totale agli enti gestori in merito all’approntamento delle misure di prevenzione sanitaria (informazione degli ospiti, dotazione dei dispositivi di sicurezza sanitaria -mascherine, guanti, disinfettanti, attività di sanificazione dei locali) e alla garanzia del rispetto delle misure di “distanziamento sociale”;
- l’attività degli operatori si è spesso tradotta in un’attività di “contenimento” degli ospiti. Questo, insieme alla diffusa paura personale del contagio, ha avuto un forte impatto sugli operatori in termini emotivi, di stress e di tenuta psicologica;
- assenza di istruzioni sulle procedure da adottare per organizzare l’isolamento fiduciario o la quarantena per le persone ospitate nelle strutture di accoglienza;
- esigenza da parte degli enti gestori di riorganizzare i servizi e il sistema di relazioni con gli utenti in modalità a distanza senza ricevere un adeguato supporto istituzionale, ad esempio prevedendo attività di formazione specifiche rivolte agli operatori;
- ostacoli alla presentazione della domanda di protezione internazionale a seguito della chiusura dell’ufficio immigrazione della Questura di Roma: l’invio delle richieste tramite Pec non ha ricevuto in molti casi alcun riscontro con la conseguenza di lasciare i richiedenti privi di qualsivoglia titolo che le autorizzi a risiedere sul territorio;
- blocco dei nuovi inserimenti nel sistema di accoglienza anche a seguito della chiusura dell’ufficio immigrazione di Roma capitale;
- difficoltà a individuare strutture alternative in cui collocare gli ospiti colpiti da contagio;
- interruzione dei percorsi di sostegno all’autonomia degli ospiti: le attività di tirocinio e di formazione sono state sospese. Queste ultime sono state parzialmente riavviate nella modalità online, con particolare riferimento ai corsi di italiano. La rinuncia ad un ripensamento degli interventi di inclusione che tenga conto dell’impatto dell’emergenza sanitaria sull’intero sistema economico e sociale, potrebbe compromettere la ripresa di tali attività e ostacolare l’avvio di nuovi percorsi di inclusione sociale e lavorativa delle persone ospitate.
- difficoltà di accesso dei richiedenti asilo alle strutture sanitarie pubbliche: la domanda di assistenza è delegata alle associazioni presenti sul territorio che operano in ambito sanitario. Risultano inoltre ancora carenti e non diffuse in modo capillare le informazioni di prevenzione sanitaria multilingue.
- difficoltà a fornire servizi di supporto psicologico sia agli ospiti che agli operatori.
Nonostante le criticità sopra ricordate, il sistema dell’accoglienza cittadino, formale ed informale, ha contribuito al contenimento e alla gestione della fase acuta della pandemia.
Le nostre proposte
Al fine di gestire al meglio la riapertura dei servizi e l’ingresso nella fase 3, le organizzazioni del comitato Ioaccolgo Roma sollecitano le istituzioni cittadine a colmare il deficit di una strategia territoriale coordinata di gestione dell’emergenza sanitaria. La fase di emergenza può ancora costituire l’occasione per ripensare e migliorare il modello di accoglienza cittadino.
1. E’ assolutamente urgente un coordinamento tra Comune, Prefettura, Asl e Regione al fine di definire un protocollo unitario per la gestione dell’insorgenza di eventuali casi sospetti di contagio all’interno del sistema di accoglienza, per la gestione della quarantena e dell’isolamento con sorveglianza attiva.
2. Si chiede che le Asl garantiscano il corretto accesso ai servizi sanitari e una adeguata informazione degli utenti stranieri.
3. Dato il prolungamento dell’emergenza e delle misure di distanziamento sociale è urgente definire percorsi alternativi di sostegno all’autonomia delle persone ospitate nei progetti di accoglienza, anche con la promozione di attività di formazione specifiche rivolte agli operatori che consentano di implementare e qualificare l’erogazione di servizi a distanza.
4.Il 30 giugno 2020 scadrà la convenzione per la gestione dei centri di accoglienza Siproimi. Il Decreto Cura Italia ha disposto la proroga dei progetti in corso al 31 dicembre 2020. A tutt’oggi gli enti gestori non hanno ricevuto alcuna informazione, indicazione, linee guida da parte del Comune di Roma sulle modalità per gestire il servizio di accoglienza nel periodo di proroga. Si chiede che il Comune appronti al più presto tali Linee guida in modo da consentire agli enti gestori di garantire la corretta erogazione del servizio nel periodo successivo al 30 giugno.
5. Si chiede alla Questura di Roma di ampliare gli orari di apertura degli uffici in modo da facilitare l’accesso degli utenti, anche tenendo conto del provvedimento di regolarizzazione che ha preso avvio il 1° giugno. Le numerose carenze tecniche del provvedimento, del decreto attuativo e delle circolari ministeriali lasciano infatti aperti molti punti oscuri che si traducono in veri e propri ostacoli all’emersione di molti lavoratori stranieri dall’invisibilità in cui si trovano.
6. Si chiede infine l’apertura immediata dell’ufficio immigrazione di Roma Capitale e il ripristino degli ingressi in accoglienza per i tpi presenti sul territorio o in trasferimento da Cas/altro Siproimi. Nonostante che il Servizio Centrale abbia infatti autorizzato la ripresa degli inserimenti in accoglienza in linea con le linee guida definite dalle Asl territoriali, non risulta che a Roma si sia proceduto in tal senso.
Le organizzazioni del comitato territoriale di Roma della campagna IoAccolgo ALI, AOI, Arci, Caritas di Roma, Centro Astalli, CGIL Roma e Lazio, COMI, CNCA, il Tetto Casal Fattoria, Lunaria, Saltamuri, Ufficio Migrantes Diocesi di Roma.