Nel cuore della notte, tra venerdì e sabato, a Genova, in via Camillo Sbarbaro nel quartiere di Begato, un rogo di origine dolosa danneggia un appartamento al quinto piano di uno stabile. In pochi istanti, il fuoco invade l’ingresso e si estende alla porta dell’appartamento vicino. A dare l’allarme, alcuni abitanti dello stesso immobile spaventati dallo svilupparsi delle fiamme. All’interno dell’appartamento, al momento dell’incendio, ci sono una donna di 30 anni e sua figlia di 9 anni, che rimangono intossicate in modo non grave. Altre tre persone riescono a mettersi in salvo fuggendo da una scala che porta al tetto, prima che gli appartamenti vengano avvolti dal fuoco e dal fumo. Gli inquirenti – dopo aver messo in salvo gli abitanti – si concentrano sull’origine dolosa dell’incendio: «All’interno del corridoio – scrivono i poliziotti in una relazione depositata in Procura – c’era un forte odore di benzina». E sul posto sequestrano anche gli inneschi (due stracci) utilizzati per appiccare il fuoco. «Poteva essere un disastro», sottolinea anche uno dei vigili del fuoco intervenuti.
Circa il movente, c’è grande cautela. Secondo quanto riportato dalla stampa locale, gli inquirenti non escludono nulla, ma sembrano propendere per un “gesto d’intolleranza razzista” nei confronti della famiglia (di origini marocchine, ndr) che abitava in nell’appartamento. La stampa, soprattutto quella locale, non stempera i toni, e oltretutto rimescola le carte sul movente, pur non essendoci una comunicazione ufficiale da parte degli inquirenti. Si parla di “occupazione abusiva” dell’appartamento da parte della famiglia (alcuni quotidiani online riportano occupato di recente, altri da circa 9 mesi) e trasformano il movente da “atto d’intolleranza” a “vendetta”.
Il quotidiano Il Secolo XIX riporta, invece, che “già in passato c’erano stati screzi tra alcuni residenti dello stabile e il nucleo di nordafricani. Liti che traevano origine proprio dall’occupazione abusiva di quell’appartamento. Quella casa ha scatenato un po’ di gelosia (usa questo termine, ndr) fra chi in questa zona cerca sistemazioni di fortuna. Forse il fatto che sia stata occupata da quegli stranieri non è stato visto di buon occhio da qualcuno” (“Fuoco contro gli abusivi, ricoverata una bimba”, 4/03/2017, ilsecoloxix.it). Secondo alcuni testimoni, in passato c’erano state liti tra gli abitanti, legate proprio alla presenza di quella famiglia marocchina.
Altri quotidiani, invece, indagano sul conto del marito della donna coinvolta nel rogo (“il nordafricano” o “un marocchino con diversi piccoli precedenti per spaccio”, primocanale.it, ndr): “non risulta abbia un lavoro fisso e nel suo passato ci sono alcune ombre che devono essere necessariamente esplorate”. Il capofamiglia “è noto per piccoli precedenti di spaccio, e non si esclude nemmeno un’azione intimidatoria”.
E’ interessante notare come sia mutata la presentazione della notizia, dallo scarno annuncio del rogo in “stile” agenzia di stampa, senza alcuna connotazione, al possibile movente razzista legato alla provenienza della famiglia, all’ipotesi di moventi che tendono a dare un’immagine negativa delle vittime: dalla “occupazione abusiva”( “L’incendio di Begato era doloso: forse vendetta contro abusivi”, 5/3/2017, “L’incendio di Begato era doloso: forse vendetta contro abusivi”, 5/3/2017) ai “precedenti per spaccio”, dall’intolleranza alla vendetta.
Restiamo in attesa delle indagini della Procura che faranno chiarezza sul movente dell’atto incendiario, che al di là di qualunque motivazione, avrebbe potuto avere conseguenze molto più gravi di quelle che ci sono state.