Esternalizzazione e controlli: si potrebbe sintetizzare con queste due parole l’esito del summit che ieri ha visto riuniti a Bruxelles i capi di governo dei paesi membri dell’Unione Europea. Un incontro focalizzato su quella che il documento diffuso dal Consiglio europeo ha definito una “migrazione senza precedenti e una forte crisi dei rifugiati”. “Non ci sono soluzioni semplici”, ha specificato il Consiglio, per cui “l’unico modo di gestire questa sfida è lavorare insieme”. E in effetti il vertice è stato condotto sulla base di una visione comune: non già, però, basata sull’accoglienza, bensì sul controllo delle frontiere e sul tentativo di mantenere migranti e profughi fuori dal territorio europeo. E’ stato lo stesso presidente del Consiglio europeo Donald Tusk a specificare, aprendo il vertice, l’intento dei capi di governo: “La questione più urgente è come riprendere il controllo delle nostre frontiere esterne”.
Il Consiglio ha sottolineato l’importanza di mantenere i profughi lontano dal territorio europeo. “Così sono più vicini al loro Paese, piuttosto che venire fino a qui in Europa”, ha affermato incredibilmente il presidente francese Francois Hollande. Dunque via libera a fondi specifici per le agenzie – come Unhcr e World Food Programme – coinvolte nella gestione dei campi profughi all’interno dei paesi confinanti con le zone di conflitto. Previsti anche aiuti per gli stati che accolgono milioni di cittadini siriani nei campi profughi, come Libano, Giordania, Turchia. La cooperazione con la Turchia – stato da cui fuggono milioni di curdi a causa della politica del presidente turco Erdogan – verrà incrementata “per meglio fermare e gestire i flussi migratori”.
Quanto a coloro che riescono a raggiungere i confini europei, l’obiettivo comune sembra solo uno: il controllo delle frontiere. “Rafforzare il controllo delle frontiere esterne è fondamentale per far funzionare Schengen”, ha dichiarato il commissario all’immigrazione Dimitri Avramopoulos. In questo senso è previsto un aumento delle risorse per Frontex, EASO e per l’agenzia di polizia europea Europol. Saranno attivati strumenti per assicurare l’identificazione, la registrazione e il fotosegnalamento dei migranti, con lo specifico obiettivo di favorire i rimpatri. Misure che verranno portate avanti negli hotspot, i centri che verranno aperti già da novembre in Italia e Grecia.
Il premier ungherese Viktor Orban – che si sta distinguendo per ‘accogliere’ i migranti con esercito, carcere e filo spinato – ha proposto che sia l’Europa a portare avanti i controlli sul territorio greco, per impedire l’arrivo di altri profughi. Un’idea tutt’altro che lontana dalla realtà: il commissario Avramopoulos ha annunciato la creazione entro la fine dell’anno di un sistema “operativo ed efficace” di guardia di frontiera e costiera europea, una forza da dislocare dunque lungo i confini sia terrestri sia marittimi dell’Unione.
Nessuna delle proposte più volte avanzate dalle associazioni di tutela dei diritti umani è stata presa in considerazione. Nessun accenno a canali umanitari, nessuna misura per gli ingressi sicuri e legali. Nessuna voce sul miglioramento dell’accoglienza. Nessun impegno alla riforma del Regolamento Dublino III.
Nessuno strumento per impedire alle persone ulteriori sofferenze.