L’analisi della cosiddetta “regolarizzazione”, approvata un anno fa, tra illogicità iniziali e perverse conseguenze applicative, secondo Gianfranco Schiavone, che scrive un articolo su comune-info l’8 aprile 2021, restituisce l’immagine del rapporto malato che l’Italia, sul piano istituzionale, continua ad avere con le migrazioni, il più potente fattore di cambiamento sociale del nostro tempo. Uno dei principali problemi aperti, considerando i gravissimi ritardi in corso, al momento è: cosa accade se il datore di lavoro con cui è stata effettuata la procedura non è più disponibile? Di certo il migrante si ritrova, per un tempo indefinito, in una situazione di totale sospensione, privo di reddito e nell’impossibilità di avviare un nuovo rapporto di lavoro e di accedere alle misure di ristoro messe a punto dal governo.