Dopo 50 giorni di detenzione, finalmente Andrea e Senad, due fratelli di origine bosniaca, di fatto apolidi, ma nati nel nostro Paese, sono liberi anche grazie alla diffusione dell’appello per la loro liberazione. I due giovani non dovevano essere rinchiusi al Cie di Modena dopo aver perso il lavoro, anzi non avrebbero mai dovuto entrarvi. Il giudice di pace, con la sua sentenza, ha stabilito oggi un principio che potrà costituire un importante precedente: riconoscere l’invalidità del trattenimento in un Cie e del provvedimento di espulsione per chi è nato in Italia, anche se da genitori stranieri, così come per chi è senza patria. E’ la prima volta in Italia che questo principio viene affermato da un giudice.
La sentenza sul caso di Andrea e Senad va ad aggiungersi ad altre di questo tenore. Ad esempio pochi giorni fa è stato ritenuto illegittimo anche il provvedimento di espulsione di Frank Agyei, l’operaio ghanese iscritto alla Fiom, in Italia da 14 anni, il quale, pur avendo un lavoro regolare, non poté rinnovare il permesso di soggiorno a causa di una presunta ‘pericolosità sociale’, e fu immediatamente espulso. E, anche in vista di un’eventuale ricorso in Cassazione (il provvedimento è non definitivo), la Corte di giustizia europea per i diritti umani ha comunque avviato un procedimento d’infrazione nei confronti dell’Italia proprio in merito a questo caso.
Non sono mancate le offensive dichiarazioni del solito Giovanardi, senatore Pdl (n.b. il fratello, Daniele, è presidente della Confraternita della Misericordia, che ha in gestione anche il Cie di Modena), il quale ha definito la sentenza d’appello del giudice di pace di Modena come “creativa”, sottolineando che si tratta dell’ennesima “invasione di campo di un magistrato che invece di applicare la legge, se la inventa secondo le sue personali convinzioni”. E come se non bastasse l’on. Giovanardi ha tenuto a precisare che “si tratta di due nomadi senza fissa dimora e privi di attività lavorativa, che hanno sempre dichiarato di essere bosniaci quando sono stati fermati dalle Forze dell’ordine, pregiudicati per furto, furto aggravato, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali, danneggiamento aggravato, guida di veicoli senza patente, minaccia, definiti pericolosi per l’ordine pubblico dal primo giudice che aveva convalidato il trattenimento”. Se in Italia ci fosse stata una legge diversa, che avesse riconosciuto da subito la cittadinanza ad Andrea e Senad, nati e cresciuti in Italia, i due giovani non avrebbero subito questo penoso trattamento.
Una sentenza, certo importante che dovrebbe ricordarci che abbiamo ancora una lunga battaglia da combattere: quella per la chiusura dei Centri di identificazione e espulsione.