“Una vera e propria cattedrale nel deserto, dove è impossibile una qualsiasi forma di inclusione sociale“: è il Cas sito sito in Borgo La Martella, nei pressi di Matera, descritto nel report redatto dai membri della delegazione della campagna LasciateCIEntare, entrata nella struttura sabato 21 maggio.
Un report che evidenzia le molte criticità rilevate, particolarmente preoccupanti anche a fronte delle diverse situazioni di vulnerabilità riscontrate, tra cui la presenza di “due donne sole insieme a oltre 100 uomini”, e di un palese “giro di prostituzione”.
Questo è il primo di una serie di report che la Campagna sta redigendo, dopo le visite effettuate per la prima volta in Basilicata.
Segnaliamo di seguito il report, pubblicato sul sito della Campagna.
FAST MOTEL: la delegazione della Campagna LasciateCIEntrare visita il CAS di MATERA
Delegazione:
Yasmine Accardo (Lasciatecientrare), Paola Andrisani (Lunaria/Omb), Chiara Prascina (Omb)
Matera. Area industriale, località Borgo La Martella.
Sabato 21 maggio 2016. Mattina.
La strada che conduce al CAS si chiama Via Enzo Ferrari, circondata da capannoni della Zona PAIP e in aperta campagna. Alla fine della stradina, un distributore di benzina sulla SP6. Qui il Fast Motel, dove spicca una gigantografia del logo “Auxilium”.
Una vera e propria cattedrale nel deserto, dove è impossibile una qualsiasi forma di inclusione sociale, in spregio a quanto scritto negli stessi bandi prefettizi che sottolineano il “non inserire centri di accoglienza in zone periferiche con difficoltà socio-ambientali (…) e favorire processi di inclusione sociale”.
Il centro abitato dista circa 4 km. Quegli stessi chilometri che i migranti fanno talvolta a piedi o in bici.
“Le bici le abbiamo acquistate noi con il lavoro o ce le hanno regalate”- così ci dice B. quando chiediamo se sia stata Auxilium a fornirgliene.
Un anno fa (fine agosto 2015), sulla SP6 veniva accidentalmente investito un ragazzo nigeriano del centro ed entrava in coma. Uscito dall’ospedale, veniva trasferito in un altro centro. Ma di lui non si hanno più notizie. Il ragazzo percorreva, come ogni giorno, in bici quella stessa strada, che all’imbrunire diventa buia e pericolosa. Troppi sono gli accessi poderali o ai capannoni dai quali sbucano vetture in velocità (a questo proposito è possibile avere una ricostruzione sommaria dei fatti qui:http://www.trmtv.it/home/cronaca/2015_08_26/92702.html, http://giornalemio.it/cronaca/tensione-al-c-a-r-a-di-matera-dopo-un-incidente-stradale/, http://it.geosnews.com/p/it/basilicata/mt/auto-investe-extracomunitario-in-bici-sulla-matera-gravina–in-prognosi-riservata-protesta-di-extracomunitari-al-fast-motel_7663733, anche il video: https://www.youtube.com/watch?v=67t7AIHO9xo).
Inoltre, proprio a seguito di questa vicenda, i ragazzi del centro avevano messo in atto una protesta, con tanto di marcia a piedi sino dinnanzi alla Questura, per avanzare delle richieste ben precise. Richieste che, ad oggi, non sono state accolte, e quella protesta è caduta nel dimenticatoio, volutamente messa a tacere perché scomoda. Molteplici furono le polemiche e gli insulti razzisti sui vari gruppi social a livello locale, poiché la cittadinanza mal tollerava anche la sola remota possibilità che dei migranti potessero avere dei diritti da rivendicare (per approfondire l’episodio di protesta, la marcia e le richieste fatte dai migranti al Prefetto, si può leggere qui: http://www.sassiland.com/notizie_matera/notizia.asp?id=37554&t=matera_la_protesta_ecco_cosa_chiedono_i_migranti_video_e_photogallery,http://www.sassilive.it/cronaca/pubblica-utilita/extracomunitari-del-cara-protestano-davanti-ai-carabinieri-di-matera/, http://www.basilicatamagazine.it/gli-immigrati-protestano-in-corteo-per-le-vie-di-matera/5784).
Il video, dell’agosto 2015, è davvero molto eloquente ed esemplificativo: https://www.youtube.com/watch?v=U3UTXXoCu6U.
La palazzina ha un ampio pian terreno dove è situato un bar (aperto al pubblico), e dove i ragazzi entrano a comprare le sigarette con i soldi del pocket money, che gli viene somministrato cash; altrimenti nel bar non entrano, o meglio non possono entrare (cosi ci racconta A., che si trova lì da oltre un anno, ed aspetta il risultato del ricorso avverso alla decisione negativa della Commissione territoriale di Bari). Le loro stanze, invece si trovano al primo piano.
Il pasto lo consumano quasi sempre nelle stanze, dopo la distribuzione ad opera della ditta che ha l’appalto di fornitura. Ricevono, due volte al giorno, cibo confezionato e prodotto dalla holding Ladisa (http://www.ladisaristorazione.it/it/index.aspx). Si tratta di un’azienda di Bari che rifornisce centinaia di mense tra scuole, uffici di polizia, ferrovie e Rai, in tutt’Italia. Essa è ben nota, tanto nel materano quanto nel barese, soprattutto alle mamme di bambini di asilo e scuole elementari, che hanno più volte denunciato cibo avariato, presenza di vermi, frutta non fresca. Su questo punto, ci sarebbe molto da approfondire (http://radioblackout.org/2015/09/le-fughe-dal-cie-e-i-vermi-di-ladisa-ristorazione/,http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/news/home/233208/Centri-per-immigrati-fanno-gola-.html,http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2009/06/20/centro-immigrati-stop-alla-gestione.html, … ).
Anche al Fast Motel la ditta Ladisa non gode di particolare stima. “Il pollo puzza e spesso la roba è talmente schifosa che nemmeno il cane che vive qui vicino se la mangia. Andiamo noi a comprare il riso e quel che riusciamo con i soldi del pocket money a Matera”. A. ci mostra delle foto – “Qui la puzza non si sente. Tu questo lo mangeresti?”. Ci mostra una foto di un contenitore in alluminio al cui interno “giace” una poltiglia biancastra che potrebbe essere o era semolino.
Questa situazione comporta che molti dei ragazzi si sono procurati dei piccoli fornelletti e cucinano in camera. Oltre a non essere igienico, è anche molto pericoloso. Ma il tutto viene avallato in silenzio dalla cooperativa che gestisce il centro.
Nel centro, di sabato mattina, non ci sono operatori o mediatori presenti, ma solo qualche addetto alle pulizie. Non vengono svolte attività ricreative e formative. Eccezione fatta per un corso di italiano, due volte a settimana, con due insegnanti. Tuttavia, non è stato previsto un corso di alfabetizzazione: molti degli ospiti non sanno né leggere né scrivere, e per tale ragione vengono automaticamente esclusi dalla frequenza al corso di italiano.
Molti ragazzi “sono andati a lavorare … fra un po’ tornano”, ci dicono i pochi presenti. Il lavoro è soprattutto nelle vicine campagne, con una misera paga di circa 15 euro la giornata (che se non può configurarsi come caporalato, resta comunque grave sfruttamento lavorativo). “A parte questo non abbiamo nessun contatto con le persone. Non gli piacciamo. Boh”. “Vogliamo i nostri documenti ed andarcene”, ci dichiarano altri, che ci raggiungono pian piano.
“Da quando sono qua ho avuto vestiti solo la prima volta e basta”. “Per andare in città andiamo a piedi, non ci danno i biglietti per l’autobus … così. Tutti sanno che questo campò non è buono, non si mangia bene. Cuciniamo da soli con delle piastre che abbiamo acquistato. Cuciniamo anche la pasta!”. “Ci hanno dato solo un paio di lenzuola! Anche le scarpe, una sola volta“.
Le stanze sono piccole, ma a composizione variabile all’interno, da quattro a otto anche nove persone (su un vecchio sito che riporta i dati dell’hotel quando era funzionante vengono menzionati 45 letti e 18 stanze … i conti fateli da soli). Non ci sono armadi e le lenzuola non vengono fornite. Non c’è una lavatrice e tutto viene lavato a mano. Tutto quello che hanno nelle camere o se lo sono procurato o l’hanno acquistato.
Nel centro, sono presenti cittadini nigeriani, gambiani, maliani e senegalesi. Circa 125 persone (un numero anche destinato a crescere visto che pare stiano tentando di inserire almeno altri 12 ragazzi in questi giorni).
Tra loro anche due donne nigeriane. Ne riusciamo ad incontrare solo una, giovanissima. “Si. Io sto bene. Non voglio essere trasferita lontano da qui. Ho un permesso per protezione sussidiaria. Se mi trasferiscono va bene ma basta che io possa restare a Matera o massimo a Bari”.
Non è la prima volta che ci troviamo di fronte a queste assurdità. Due donne in un campo di soli uomini (diciamo che a Matera è una prassi assai diffusa, purtroppo). In una zona dove facilissimo è l’inserimento nel giro di prostituzione. La ragazza che abbiamo incontrato è già palesemente dentro il giro (e la cosa ci viene confermata anche dai ragazzi del centro, che dichiarano che è una cosa che “tutti sanno”). Nota grave: la Commissione territoriale di Bari aveva segnalato ad un’associazione locale che si occupa di vittime di tratta la presenza nel centro di queste due donne, al fine di poterle seguire in un percorso di recupero. La cooperativa Auxilium, sebbene sollecitata più volte da questa associazione, non ha mai dato seguito a queste richieste, abbandonando a se stesse la due donne. Oltretutto, entrambe hanno già da almeno due mesi ottenuto dalla stessa Commissione la forma gradata di protezione umanitaria, e avrebbero dovuto spostarle immediatamente in una struttura di seconda accoglienza. E invece sono ancora li (a questo proposito abbiamo inviato una segnalazione alla Prefettura di Matera, chiedendo l’immediato trasferimento delle due donne in una struttura adeguata – link alla lettera).
Nonostante, quindi, vi siano un piano nazionale anti-tratta ed organizzazioni che se ne occupano, in troppi centri di accoglienza non viene concesso l’accesso agli specialisti per seguire queste donne. Dopo il viaggio, la tratta e violenze di ogni genere, il loro inferno continua imperturbato e con il consenso silenzioso dei gestori dei centri, che nulla fanno per fare in modo che queste donne accedano al diritto di avere un’altra possibilità.
E qui c’è direttamente la superstrada ed il benzinaio. Quale posto migliore per entrare nel giro? Ma non basta.
Alcuni ragazzi ci riferiscono anche che ci sono delle donne italiane (anche di una certa età) che si recano nei pressi del centro e “recuperano” alcuni degli ospiti per portarli a casa loro.
Anche in questo centro l’informativa legale e l’accompagnamento alla Commissione territoriale non c’è stato. Eppure i motivi degli innumerevoli dinieghi delle commissioni sono anche dovuti alla scarsa, se non nulla, attenzione alla preparazione delle storie e di tutti i certificati che possano aiutare a dimostrare la necessità di asilo. Anche in quest’hotel la percentuale dei negativi è del 95%.
Agli inizi di aprile, in concomitanza con l’insediamento del nuovo Vescovo, il centro è stato visitato da quest’ultimo. I ragazzi ci hanno riferito che ben tre giorni prima della visita, la cooperativa Auxilium ha cominciato a provvedere a “grandi pulizie” e al riordino degli spazi, cercando di mascherare alla meno peggio l’evidenza di una situazione tutt’altro che normale. Eppure al Vescovo è stato presentato, come sempre accade, un Fast Motel “di facciata”.
In definitiva, un luogo “perfetto” (!) per entrare nello sfruttamento lavorativo e nella prostituzione o per essere facilmente dimenticati da chi dovrebbe monitorare e controllare che si facciano attività di formazione lavoro o ricreative. Il tutto in barba alla tanto acclamata inclusione sociale.
Che altro dire? Complimenti!