Il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Genova ordina l’archiviazione per il caso “bestie straniere”. Era il 29 maggio 2017. Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, militante nelle fila di Forza Italia, pubblicava sulla sua pagina Facebook un post dedicato alla “movida” genovese. Poco sotto, un utente, ringraziando Toti per il suo lavoro, chiedeva al presidente: “Ma quando le rimpatriamo quelle bestie straniere?”. Toti replicava prontamente: “Appena andiamo al governo. Purtroppo la Regione non può far nulla in questo campo. Dipende dal ministero degli Interni a Roma”. In brevissimo tempo, su Facebook si era scatenata un’accesa polemica e molti utenti avevano accusato il presidente della regione di dare man forte ai razzisti.
Toti, nel tentativo di giustificarsi, aveva pubblicato quindi un altro post sulla sua pagina Facebook spiegando: “Mai usato la dizione ‘bestie straniere’. Nel rispondere mi sono riferito a persone responsabili di reati particolarmente gravi. Il senso era chiarire che, in ogni caso, le competenze in materia sono governative non regionali”.
Il Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione aveva dunque deciso di depositare, un esposto contro l’autore del commento (l’utente, ndr). Nel gennaio 2018, poi, lo stesso utente di Facebook, per alleggerire la sua posizione, aveva scritto una lettera al giudice e al Comitato per chiedere scusa delle sue parole e promettere di non commettere di nuovo quel tipo di errori. Pochi giorni fa è giunta la notizia di archiviazione del caso: il Tribunale di Genova ha ritenuto evidentemente sufficienti le scuse dell’imputato.
Queste le parole con cui la Presidentessa del Comitato, Aleksandra Matikj, ha riassunto la vicenda in una nota stampa: “La Procura di Genova fin da subito ha deciso in modo autonomo di indagare V. per il reato di diffamazione aggravata. Come sottolineato dal nostro avvocato, si tratta di un reato aggravato dall’odio razziale. Quello che ha scritto V. nei nostri confronti è imperdonabile. Dopo le sue scuse, abbiamo provato a concludere la faccenda in modo bonario chiedendo un risarcimento simbolico da devolvere in beneficenza a Istituzioni come l’Ospedale Evangelico o il CEIS Genova – Centro di Solidarietà di Genova, per i minori italiani e migranti, ma la risposta è stata negativa.”. Amareggiato e deluso, il Comitato conta ora di rivolgersi al Tribunale civile con un ricorso antidiscriminazione.
Nel frattempo c’è da augurarsi che in tutti i casi simili a questo, la condanna sociale e pubblica (prima ancora che giuridica) dei messaggi razzisti degli utenti della rete, accompagnata da una più pronta reazione dei gestori dei social network, sia sempre più forte e diffusa.