E’ stato condannato al pagamento di una multa di 2 mila euro per violazione dell’articolo 1 della Legge Mancino (“istigazione all’odio razziale”). Assolto invece per quanto riguarda“l’istigazione alla violenza razzista”. Per quanto le parole di Dordolo siano state “turpi e deprecabili”, una “propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale” non possono essere considerate “istigazione alla violenza”: questa la motivazione alla base della sentenza conclusiva del processo a Luca Dordolo, ex capogruppo della Lega Nord al Consiglio comunale di Udine.
La sentenza riguarda l’inchiesta aperta nel giugno scorso in relazione a quanto scritto su Facebook da Dordolo, a proposito dell’omicidio di una giovane donna di cittadinanza indiana uccisa dal marito, suo connazionale, e poi gettata nel fiume Po (ne abbiamo parlato qui). “Maledetto: quest’uomo ha inquinato il nostro fiume sacro”, scriveva l’ex capogruppo del Carroccio, aggiungendo in un altro post: “Massacriamoli a mestolate sul grugno!”, a commento di una notizia locale riguardante le persone di fede musulmana. Proprio per queste frasi, era stato espulso dal partito.
A seguito di queste dichiarazioni, Dordolo veniva intervistato alla trasmissione radiofonica La Zanzara, dove cercava – con scarsi risultati – di chiarire la propria posizione. Era stato proprio un radioascoltatore a segnalare in Procura le affermazioni di Dordolo.
Il processo si è concluso ieri: il difensore dell’ex esponente del Carroccio aveva chiesto l’assoluzione piena “perchè il fatto non sussiste”. Secondo l’avvocato “si è trattato della libera espressione di un pensiero”.
“Non sono un razzista. E il mio impegno politico è sempre stato mirato a tutelare la condizione della donna, specie nelle culture di alcune popolazioni immigrate in Italia e che dimostrano di non rispettarne i diritti”, ha affermato Dordolo al termine dell’udienza, reiterando per altro in questo modo rappresentazioni pregiudiziali delle persone non italiane e omettendo la realtà della violenza contro le donne che, purtroppo è trasversale, non ha confini o gruppi d’appartenenza.
Il giudice monocratico ha rinviato le parti all’udienza del 23 dicembre, per eventuali repliche e per la lettura della sentenza.