Nessun accordo europeo sulla distribuzione dei profughi. Finisce con un fallimento l’incontro tenutosi ieri a Lussemburgo tra i ministri degli interni dei paesi Ue, nonostante le parole concilianti dei protagonisti. Il commissario europeo Dimitris Avramopoulos ha parlato di un “passo nelle giusta direzione”, il ministro dell’interno italiano Angelino Alfano di “un buon clima”. Chissà se anche i migranti respinti a Ventimiglia dalla polizia francese, brutalmente sgomberati dalla polizia italiana (qui una testimonianza diretta di Alessandra Ballerini) e caricati a forza sui pullman gestiti dalla Croce Rossa, dopo aver dormito per giorni sugli scogli, la pensano allo stesso modo.
Il ministro Alfano parla di quote “vincolanti”, mentre “sui numeri occorre ancora discutere”. Cinque ore di meeting – tanto è durato l’incontro di ieri – evidentemente non sono sufficienti: si dovrà attendere il Consiglio europeo fissato al 25 e 26 giugno per arrivare a una decisione. Che forse potrebbe slittare ancora oltre: il Consiglio prevede già ulteriori discussioni per la fine di luglio.
Dal meeting di Lussemburgo si esce dunque ancora una volta con un nulla di fatto. Sulle quote, perché invece sui rimpatri, guarda caso, l’accordo è stato trovato. La “solidarietà deve procedere di pari passo con la responsabilità”, afferma Avramopoulos, che in una lettera pre-meeting ha scritto nero su bianco “La Commissione incoraggia a fare ricorso in modo più sistematico alla possibilità di rimpatriare migranti irregolari attraverso le operazioni congiunte coordinate da Frontex, che permette di mettere assieme le risorse”. Frontex al momento può solo “coordinare” le operazioni che coinvolgono gli stati membri “ma non può avviarle”. Quindi, “la Commissione proporrà di emendare la base legale di Frontex per rafforzare il suo ruolo nei rimpatri“. Su questo punto sono d’accordo tutti i ministri. Concretamente, questo si dovrebbe tradurre nella creazione di hotspot nei paesi di primo arrivo, per smistare i richiedenti asilo provenienti da zone di conflitto dai cosiddetti migranti economici, che l’Unione europea prevede di rimandare come pacchi postali nei paesi dai quali sono venuti.
Il concetto di responsabilità invocato dai ministri degli interni prevede, oltre ai rimpatri, il “rispetto delle regole di Dublino e Schengen”, con i fotosegnalamenti e la raccolta delle impronte digitali. “Non c’è uno scontro, c’è la volontà di lavorare assieme, per fare in modo che si possano applicare le regole Ue”, hanno affermato i ministri francese e tedesco al termine del pre-vertice a quattro tenutosi fra il commissario europeo Avramopoulos, Alfano, Cazeneuve e De Maizière. “La Germania non vuole la fine di Schengen né controlli sistematici alle frontiere” ha detto quest’ultimo, aggiungendo che onde evitare di arrivare “la fine della libera circolazione in Europa” è importante che gli stati membri raggiungano “un compromesso sulla distribuzione dei profughi”. Compromesso che De Maizière e Cazeneuve rilanciano nell’ottica di un’apertura al sistema di quote solo per i richiedenti asilo e non per i cosiddetti migranti economici, nei numeri che la Commissione ha già indicato – giudicati “una provocazione” dal premier italiano Renzi, e ferme restando le regole europee, ossia Schengen e Dublino. “Non vogliamo modifiche di Schengen, non vogliamo introdurre i controlli sistematici alle frontiere. Ma vi è un collegamento tra Dublino e Schengen. Se non viene soddisfatto il principio di responsabilità, allora si potrebbe arrivare alla fine della libera circolazione in Europa” avverte il ministro tedesco. E’ forse proprio per questo che, a proposito dell’annuncio lanciato dal presidente del consiglio italiano di concedere permessi temporanei per permettere ai profughi di spostarsi sul territorio europeo, Alfano ritratta: “Non abbiamo proposto questo permesso in modo ufficiale”.
E’ insomma una situazione di totale immobilismo quella che esce dal meeting. Rispetto alla possibilità di aumentare i numeri previsti per la distribuzione dei migranti – tutti, e non solo quelli che l’Unione europea considera profughi di guerra – e all’obbligatorietà delle quote: Ungheria e Repubblica Ceca si sono detti fermamente contrari, mentre Slovacchia, Slovenia, Croazia, Polonia, Bulgaria, Romania, Spagna e Portogallo e Finlandia sarebbero a favore di uno schema esclusivamente volontario. Italia, Grecia, Francia, Germania, Belgio, Olanda, Svezia, Cipro, Malta, Lussemburgo sarebbero favorevoli a una scelta vincolante: ma, come sottolineato, ferme restando le regole europee. Un’inamovibilità espressa ancora una volta dal ministro francese, che sullo schieramento di forze dell’ordine a Ventimiglia afferma: “Non c’è chiusura, ci sono delle regole in seno all’Ue. Se i migranti attraversano le frontiere, e il loro arrivo è dall’Italia è normale vi siano riportati. Abbiamo degli accordi. Facciamo i controlli perché gli accordi siano rispettati”.
La “riunione tra amici”, come Alfano ha definito l’incontro con i suoi omologhi francese e tedesco, e il meeting dei ministri dell’interno dei 28 paesi membri non hanno portato dunque ad alcuna modifica della situazione che da giorni vivono centinaia di migranti. Nelle stazioni delle città, in particolare italiane, si stanno concentrando centinaia di persone in attesa di partire verso paesi in realtà pronti a respingerle. Ultima quella di Ventimiglia, dove dopo il blocco della frontiera operato dalla gendarmerie francese, i migranti sono stati caricati dalla polizia italiana su pullman della Croce Rossa e portati nella stazione ferroviaria della città. Dove attualmente si trovano circa 200 persone, e dove, secondo quanto annunciato dal sindaco Enrico Ioculano, dovrebbe essere messa a disposizione una struttura di Trenitalia.
Qui il comunicato stampa del meeting di Lussemburgo.
Qui il comunicato del presidente della commissione Libertà civili del Parlamento europeo Claude Moraes: “EU minister fail to reach agreement on the migration package””.