L’assemblea del Consiglio d’Europa, che ha ricevuto lo status di osservatore dall’Onu nel 1989, per occuparsi di promuovere i diritti umani e la democrazia, ha approvato ieri, la Risoluzione 2261 sul rapporto di monitoraggio sull’Italia (Risoluzione n. 2261/2019): un’analisi periodica che serve all’organizzazione per verificare che tutti e 47 i Paesi membri stiano rispettando gli obblighi e i doveri che si richiedono. L’Italia non è uno dei Paesi per cui è stata disposta una procedura completa di monitoraggio (come invece sta accadendo per Albania, Armenia, Azerbaijan, Bosnia ed Herzegovina, Georgia, Moldavia, Russia, Serbia, Turchia ed Ucraina), ma è sottoposta ad un monitoraggio periodico, come accade ciclicamente per gli altri Paesi Membri. Nel 2018 è stata la volta dell’Italia, insieme all’Islanda. La conclusione del Rapporteur, l’inglese Sir Roger Gale, è tutto sommato positiva: la Commissione ha stabilito che l’Italia sta rispettando globalmente i propri obblighi nei confronti del Consiglio d’Europa e che “le sue istituzioni democratiche funzionano in linea con gli standard del Consiglio d’Europa“. Sono emerse, però, alcune pesanti preoccupazioni e sono state fatte alcune raccomandazioni che “richiedono rapida attenzione da parte delle autorità” (qui tutte le motivazioni dettagliate fornite dal Rapporteur).
Innanzitutto, preoccupa l’instabilità del sistema politico. La relazione sottolinea come nei 71 anni dall’adozione della nuova Costituzione, in Italia si siano succeduti 42 leader diversi e ben 64 governi, ciascuno dei quali è durato in media poco più di un anno. Non solo: “Dalle elezioni generali del 2013 ci sono stati tre diversi Primi Ministri. Il Paese è stato spesso dipinto come ‘ingovernabile'”. Poi preoccupa non poco la gestione dei flussi migratori. Il Rapporto fa appello a tutti gli Stati Membri a dimostrare solidarietà all’Europa per l’arrivo massiccio di migranti e rifugiati, riconoscendo come questo abbia afflitto l’Italia in modo sproporzionato rispetto ad altri Paesi. L’Assemblea del Consiglio d’Europa ha espresso però preoccupazione per le recenti iniziative del governo Conte (e del suo Ministro dell’Interno) nell’impedire alle navi di soccorso di attraccare nei porti italiani, cosa che “mette a rischio le vite delle persone e viola gli standard umanitari di base”. Si incoraggiano quindi le autorità italiane ad implementare politiche di “integrazione per i migranti in transito” e a rafforzare l’azione di contrasto al traffico degli esseri umani, rispettando però gli obblighi europei e internazionali e garantendo il rispetto delle libertà fondamentali. Una delle più grandi preoccupazioni espressa nel rapporto è poi quella per l’“aumento di atteggiamenti razzisti, xenofobia e anti-nomadismo nel discorso pubblico, soprattutto nei media e su Internet, e dell’aumento dell’’hate speech’ (discorsi di odio) da parte dei politici (come sottolineato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d’Europa, dalla Commissione Europea contro il Razzismo e l’Intolleranza (ECRI) e dal Comitato consultivo sulla Convenzione per la protezione delle minoranze nazionali). Il rapporto chiede dunque alle autorità di combattere efficacemente tutte le manifestazioni di razzismo, intolleranza e xenofobia, particolarmente prevenendo, indagando e perseguendo tutti i reati con motivazione razzista“.
Il Rapporteur rileva che alcuni importanti trattati sono ancora in attesa di ratifica. Pur riconoscendo il recepimento nel 1999 dei principi della Carta europea delle lingue regionali o minoritarie nel sistema giuridico (STE no 148), il relatore continua a incoraggiare l’Italia a ratificare la Carta. Le autorità italiane sono inoltre invitate ad adottare le misure necessarie per ratificare il protocollo n. 12 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (STE no 177) e della Convenzione europea sulla nazionalità (STE no 66). Il relatore accoglie con favore la recente introduzione di un progetto di legge per la ratifica dei protocolli nn. 15 e 16 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo (STCE nos 213 et 214) e invita il Parlamento a ratificarli senza indugio.
La delegazione italiana aveva proposto degli emendamenti per ognuno dei dodici paragrafi del rapporto sull’Italia, ma sono state tutti rigettati. La componente PD ha votato a favore della Risoluzione, insieme a un deputato di FI. I restanti membri presenti (appartenenti a Forza Italia, Movimento 5 Stelle, Fratelli d’Italia e al gruppo misto del Senato) hanno votato contro.
Immediate le reazioni contro la relazione da parte dei parlamentari della Lega Paolo Grimoldi, Alberto Ribolla e Manuel Vescovi, che non hanno voluto prendere parte alla votazione e hanno diffuso una nota per criticare il contenuto della risoluzione: “È scandaloso e inaccettabile che nella risoluzione in discussione al Consiglio d’Europa, sul monitoraggio sull’Italia – dove si scrive che il Governo è formato da un movimento di estrema destra, la Lega, e da uno anti sistema, i Cinque Stelle – si accusi il nostro Paese di una serie di gravi comportamenti razzisti, xenofobi e anti umanitari. Non possiamo accettare che nella relazione sull’Italia il relatore scriva, in tema di politiche migratorie, di ‘essere seriamente preoccupato’ perché le politiche del Governo ostacolano il lavoro delle ONG, mettendo a rischio vite umane e violando norme umanitarie fondamentali ed esprima preoccupazione per la recrudescenza di atteggiamenti razzisti, della xenofobia e di incitamenti all’odio da parte di responsabili politici”.