Il razzismo, quando smette di essere un tabù, cresce in ogni direzione. E si associa ad antiche pulsioni delle società europee. Le peggiori. In questi giorni parliamo dell’episodio delle pietre d’inciampo che a Roma ricordano le retate contro gli ebrei e che qualche eroico beota ha deciso di sradicare dal selciato come un atto dimostrativo. A giudicare da un’indagine a campione svolta dalla FRA, l’agenzia dell’Unione europea per i diritti fondamentali, si trova purtroppo in buona compagnia. Gli ebrei d’Europa, infatti, ritengono che negli ultimi 5 anni il livello di antisemitismo sia cresciuto. Tra i responsabili di questa maggiore visibilità del razzismo nei confronti degli ebrei, neanche a dirlo, ci sono i social network.
Il sondaggio europeo in pillole dice che: nove su 10 (89%) intervistati nel sondaggio 2018 sentono che negli ultimi 5 anni l’antisemitismo è aumentato nel loro Paese; l’85% considera questo ritorno un problema serio. Gli intervistati tendono a valutare l’antisemitismo come il più grande problema sociale o politico del luogo dove vivono. La maggior parte degli intervistati osserva come l’antisemitismo si manifesti in maniera più visibile e frequente su internet e sui social media (89%), seguiti dagli spazi pubblici (73%), i media (71%) e nella vita politica (70%). Le più comuni affermazioni antisemite ascoltate o lette sono: “nei confronti dei palestinesi gli israeliani si comportano come i nazisti” (51%), “gli ebrei hanno troppo potere” (43%) e che “gli ebrei sfruttano la vittima dell’Olocausto per i propri scopi” (35%). Gli intervistati si imbattono in questo tipo di affermazioni soprattutto online (80%), sui media in Internet (56%) e in occasione di eventi politici (48%).
Il tema dei palestinesi è interessante per un motivo: lo sdegno o l’arrabbiatura per i comportamenti del governo di destra dello Stato di Israele è una buona scusa. La solidarietà con i palestinesi si manifesta infatti in negativo (gli ebrei sono come i nazisti), non in positivo (solidarietà concreta, pressioni sui governi perché facciano uno sforzo diplomatico, ecc.). I due Paesi dove questa affermazione è più diffusa sono Italia e Spagna, il che punta forse a un certo antisemitismo non dichiarato di sinistra. Forse anche la percezione di certi sentimenti anti-Israeliani come antisemiti da parte del campione è esagerata: l’82% del campione ritiene che sostenere campagne che boicottano Israele sia da considerare antisemita.
Le persone che parlano di parole o di atti di razzismo nei loro confronti da parte di persone di sinistra sono il 21% del campione totale. Quelle che dichiarano di aver subito lo stesso trattamento da persone di destra sono meno: il 13%, con picchi in Austria, Ungheria e Polonia. Quanto all’uso dell’Olocausto o al troppo potere attribuito agli ebrei, la seconda è un classico nazista, la prima è un’interpretazione della storia davvero malsana. Certi dati, certe differenze, segnalano anche che il campione risponde sulla base della propria percezione, timori, eccetera, come è ovvio che sia. Il dato incontrovertibile rimane la crescita del fenomeno.
Un ebreo su quattro ha avuto esperienza di violenze verbali o altro nell’ultimo anno e la percentuale cresce se le persone avevano su di sé abiti o altro che le rendevano riconoscibili in quanto ebrei (37%). Gli ebrei sono preoccupati in generale per l’aumento del razzismo: in tutti i 12 Paesi dove è stato condotto il sondaggio, la preoccupazione riguarda una quota superiore al 60% (tranne in Spagna); l’intolleranza nei confronti dei musulmani è considerata un problema serio nel 57% dei casi, con punte in Polonia, Austria, Ungheria, Svezia e Regno Unito. In Polonia molti sono preoccupati per l’aver ascoltato commenti contro gli ebrei durante manifestazioni politiche. a preoccupare di più, dunque, non è il commento di un privato cittadino, ma la diffusione di un’ideologia di odio e di razzismo. Nel 30% dei casi gli insulti riportati sono venuti da persone che il sondaggio definisce “con una visione estrema dell’Islam”. Si tratta di un dato alto, ma non altissimo: il problema dell’antisemitismo montante non sono i musulmani immigrati.
Il 28% del campione ritiene di dissimulare il proprio essere ebreo in diverse occasioni e il 38% ha pensato di lasciare il proprio Paese a causa dell’antisemitismo crescente.
Il dato sull’antisemitismo è interessante se confrontato con un altro dato, rilevato dal Pew Research Center in 17 Paesi europei: il 63% dei rispondenti al sondaggio dichiara di non sapere nulla della religione musulmana e il 67% di non sapere nulla di ebraismo. In molti casi, insomma, siamo di fronte al pregiudizio puro (qui i dati relativi allo stesso sondaggio nel 2015: l’Italia era già molto razzista). Sempre in quel sondaggio del Pew, il 21% degli intervistati dichiara che gli ebrei esagerano le sofferenze vissute. Nell’Italia che non conosce più la sua storia, questa percentuale è al 36%. Con le risposte allo stesso sondaggio i ricercatori americani hanno creato un indicatore di intolleranza. Anche in base a questo indicatore, l’Italia del 2018 è prima in Europa. Il dato triste e interessante di quell’indicatore è che verifica quanto abbiamo affermato nella prima frase di questo articolo: chi tende ad avere una visione negativa dei musulmani, spesso ha anche una visione negativa degli ebrei e delle altre minoranze. Il razzismo è uno solo.