Pubblichiamo, qui di seguito, un comunicato di Medici senza Frontiere del 20 agosto. Nel testo si sottolinea l’importanza delle operazioni proattive nel Mediterraneo, che hanno reso possibile salvare vite solo perché le navi erano nel posto giusto al momento giusto.
Durante gli ultimi 100 giorni, MSF ha contribuito con consistenti risorse a salvare vite nel Mediterraneo, portando in salvo 11.482 persone a bordo delle tre navi, Bourbon Argos, Dignity I e MY Phoenix (in collaborazione con il MOAS).
Dal momento in cui le operazioni sono partite lo scorso maggio, abbiamo trovato diverse imbarcazioni che rischiavano pericolosamente il naufragio: è stato possibile salvare vite solo perché le nostre navi erano nel posto giusto al momento giusto. Secondo i dati che abbiamo raccolto, la maggior parte delle operazioni di salvataggio sono state effettuate in due aree principali vicine alle coste libiche, Tripoli e Zuwara.
Le attività delle navi di MSF e MOAS si sono concentrate sul pattugliamento proattivo di quest’area, con l’unico obiettivo di salvare le persone che viaggiavano su imbarcazioni in difficoltà. Non è così per molte altre navi coinvolte nelle attività di ricerca e soccorso che non si trovano in zona e ricevono le chiamate del Centro di Coordinamento di Soccorso Marittimo (MRCC), nonostante altri mandati. Nel 2014, le navi commerciali hanno svolto il 40% dei salvataggi ma, a causa del rischio di attacchi al largo delle coste libiche, oggi molte di queste navi non entrano più nella zona per motivi di sicurezza.
“Sempre più spesso, ci troviamo a effettuare operazioni di salvataggio di più imbarcazioni nel giro di poche ore”, ha detto Lindis Hurum, coordinatrice MSF a bordo della Bourbon Argos. “Il nostro team di ricerca e soccorso ha recuperato persone già morte a causa di disidratazione o di asfissia durante la traversata. Questo vuol dire che, nonostante la risposta dell’UE si suppone sia “migliore e più grande” rispetto allo scorso anno, non ci sono abbastanza imbarcazioni disponibili nel posto giusto per rispondere adeguatamente ai bisogni di chi attraversa il Mediterraneo“.
“Le persone possono annegare in pochi secondi“, aggiunge Will Turner, coordinatore MSF a bordo della MY Phoenix. “Per salvare il maggior numero di vite, le navi devono essere concentrate esclusivamente sulle attività di ricerca e soccorso, e pattugliare il più possibile le acque al largo della costa Nord Africana. L’attività di ricerca deve essere fatta in modo proattivo, non è sufficiente essere in attesa di una chiamata nella fascia di mare tra la Sicilia e Malta”.
La maggioranza delle persone tratte in salvo da MSF provengono da paesi come l’Eritrea, la Somalia, la Siria, il Bangladesh, il Sudan e il Gambia; fuggono da guerre e da regimi oppressivi o ricercano una vita migliore in Europa. I team medici a bordo hanno trattato diverse ferite dalle meno gravi a quelle causate da colpi di pistola, bruciature causate dall’olio del motore o della benzina, o insufficienza d’organo.
“Le operazioni di ricerca e soccorso hanno salvato diverse vite ma, non importa quante navi ci siano nel Mediterraneo, non sarà mai sicuro attraversarlo a bordo di un peschereccio di legno sovraccarico o su un gommone”, ha detto Lindis Hurum. “Per fermare queste morti inutili, l’Unione Europea deve creare canali sicuri e legali per raggiungere l’Europa, in primo luogo per evitare che le persone siano costrette a viaggiare su queste navi”. “Quando chiedo alle persone perché mettono la loro vita a rischio in questo modo, ricevo ogni volta la stessa risposta” ha ribadito Will Turner. “Non hanno scelta. Queste persone conoscono il rischio ma, in ogni caso, decidono di correrlo. Ci raccontano che preferiscono rischiare di annegare in cerca di libertà e sicurezza invece che rimanere nei loro paesi o in Libia, dove le loro vite non sono degne di essere vissute”.
Queste sono le parole di Zachariah, un anziano sfollato palestinese, in fuga per la terza volta nella sua vita, di recente scappato dall’instabilità in Libia. “Quando la situazione in Libia è peggiorata, ho deciso di andare in Europa con la mia famiglia, ma senza documenti era impossibile partire. Siamo venuti in questo modo perché non avevamo alternativa”. Si prevede che agosto sia il mese più trafficato nel Mediterraneo, dato che il mare calmo e le temperature miti sono le condizioni migliori per l’attraversamento.
“Per molte persone in Europa, agosto è tempo di vacanza, un mese di meritato riposo”, ha detto Paula Farias, coordinatrice di MSF a bordo della Dignity I. “Ma per molte altre in tutto il mondo, è un altro mese di fuga da guerre, da privazioni, da pericoli, dalla fame e dall’oppressione. Nessuno rischia la vita nel Mediterraneo per avere una TV più grande”.
Nei prossimi mesi MSF continuerà le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, lavorando per aiutare al meglio coloro che affrontano il pericoloso viaggio in mare.