“I governi devono lanciare piani nazionali di promozione dell’uguaglianza e di prevenzione delle discriminazioni sul lavoro, sia nel pubblico sia nel privato”: questo il monito lanciato dall’ECRI, la Commissione Europea Contro il Razzismo e l’Intolleranza, nella Raccomandazione n.14 sulle politiche generali pubblicata oggi, relativa alle discriminazioni sul lavoro.
Secondo la Commissione, la situazione in Europa è allarmante: nella maggior parte dei Paesi sono all’ordine del giorno forti atteggiamenti vessatori e discriminatori, e non di rado i lavoratori diventano vittime di “discriminazioni multiple”, legate al genere, all’appartenenza nazionale e alla fede religiosa.
Le leggi per una reale protezione delle vittime di discriminazione, in realtà, ci sarebbero, come ricorda l’ECRI nelle linee guida: è compito dei governi farle rispettare, e proteggere i lavoratori che denunciano tali situazioni da licenziamenti o altre forme di ritorsione.
Non solo: la Commissione suggerisce alcune strategie che i 47 Stati membri del Consiglio d’Europa dovrebbero attuare con l’obiettivo di incentivare i datori di lavoro a combattere le discriminazioni: ad esempio la riduzione delle tasse, la creazione di fondi destinati alla formazione, la proposta di premi e certificati. È importante, come sottolinea la Raccomandazione, sviluppare una cultura aziendale che identifichi nella promozione di atteggiamenti rispettosi un ottimo strumento di marketing, che andrebbe a beneficio tanto dei lavoratori quanto dei datori di lavoro, nonché, in generale, dell’intero sistema imprenditoriale. al contrario, secondo l’Ecri, gli atteggiamenti discriminatori hanno un impatto penalizzante sulla reputazione, e conseguentemente sui profitti delle imprese, oltre a compromettere la creazione di una forza lavoro eterogenea, composta da un potenziale pressoché illimitato di talenti.
Leggi il rapporto: http://www.coe.int/t/dghl/monitoring/ecri/activities/GPR/EN/Recommendation_N14/e-GPR%2014%20-%20A4.pdf