In un periodo di crisi -finanziaria, economica e politica- è facile travisare l’importanza dei diritti e metterli da parte, abbracciando la mentalità del “mors tua vita mea”, del “noi contro loro”, concetto peraltro spesso utilizzato in campagna elettorale cavalcando lo spettro di una supposta insicurezza, che deriverebbe proprio dalla presenza degli “altri”, gli stranieri.
Invece, è proprio in un periodo del genere che si deve puntare ancor più sui diritti, sulla loro difesa, tutela e sviluppo. Un paese che ha paura, che si chiude su se stesso, non cresce né culturalmente, né socialmente, e neppure economicamente.
E’ in questo contesto che torna la Giornata del Primo Marzo.
La prima edizione di questa iniziativa risale al 2010, primo anno in cui i cittadini stranieri hanno manifestato, con un simbolico sciopero, la necessità di maggiori tutele, chiedendo un riconoscimento come cittadini ancor prima che come lavoratori. Da allora, sono nati molti comitati, che hanno coinvolto associazioni, istituzioni e movimenti della società civile.
Ora, giunta alla quarta edizione, la Giornata offre un rinnovato momento di impegno contro sfruttamento e razzismo, proponendo una mobilitazione che, unendo cittadini migranti e italiani, affermi la dignità dell’essere umano, il diritto alla libera circolazione, il valore dell’incontro.
I comitati territoriali che aderiscono alla Rete Primo Marzo stanno organizzando iniziative e incontri su tutto il territorio italiano, con al centro i principi della Carta Mondiale dei Migranti, sottoscritta a Gorée, l’isola senegalese da cui gli africani trattenuti in schiavitù venivano imbarcati per le Americhe.
“La mobilitazione di tutti i cittadini e le cittadine, migranti e italiani, rappresenta l’unità tra le diverse persone ed è lo strumento per chiedere insieme l’estensione dei diritti” sottolinea la Rete nazionale Primo Marzo. Abbracciando una generale ottica di tutela dei diritti, la Rete porta proposte e obiettivi concreti: primo fra tutti “una nuova legislazione in materia di immigrazione, l’abrogazione della Bossi-Fini; la chiusura di tutti i CIE e la cancellazione definitiva del reato di clandestinità; la cittadinanza per tutti i figli di migranti nati o cresciuti in Italia e il diritto di voto amministrativo per gli stranieri residenti. Chiediamo, inoltre, una legge organica sull’asilo politico e la proroga dell’emergenza Nord Africa per ogni rifugiato, fino alla conclusione della sua pratica, con il monitoraggio delle azioni finalizzate all’inserimento sociale”.
Quello che chiede la Rete Primo Marzo è quindi una maggiore attenzione istituzionale alla situazione dei cittadini migranti: “gli esecutivi che si sono succeduti non hanno neanche ventilato l’ipotesi di nuove norme quadro sull’immigrazione, perseverando in una politica securitaria, discriminatoria ed escludente”, afferma la Rete, che parla di “razzismo di Stato”. Una situazione di esclusione sottolineata dal video “La legge (non) è uguale per tutti”, che denuncia come il razzismo in Italia sia perlopiù “seminato dall’alto, sotto forma di leggi, atti amministrativi e propaganda”. Ne sono un esempio il sistema dei Cie, la cui disumanità è stata più volte denunciata dal movimento antirazzista e dalla campagna LasciateCIEntrare (è possibile far sentire la propria voce sottoscrivendo la petizione online “L’Italia è migliore senza i CIE”), e l’esclusione dei cittadini stranieri dai diritti di cittadinanza e di voto amministrativo, per i quali la campagna L’Italia sono anch’io ha promosso due leggi di iniziativa popolare raccogliendo più di 200.000 firme.
La Rete Primo Marzo parteciperà anche al Forum Sociale Mondiale di Tunisi, in programma dal 26 al 30 marzo prossimo, ribadendo il suo impegno per il diritto alla libera circolazione.
La raccolta delle adesioni alla mobilitazione della Giornata del Primo Marzo è in corso. Per aderire: primomarzo2010comitati@gmail.com.
Clicca qui per l’appello della rete Primo Marzo