La nave Open Arms della Ong spagnola ProActiva è dalla tarda sera di ieri sotto sequestro nel porto di Pozzallo (RG). Il provvedimento arriva dalla procura di Catania, e non da quella di Ragusa, nel cui comprensorio si trova Pozzallo, poiché è ipotizzato un reato associativo di competenza di una Direzione distrettuale (quella di Catania, ndr). Secondo l’accusa ci sarebbe la volontà di portare i migranti in Italia da parte di ProActiva, anche in violazione delle leggi e degli accordi internazionali.
Dopo aver salvato 218 migranti dall’ennesimo naufragio nel Mediterraneo, la nave, che era stata minacciata dalla Guardia Costiera libica che, a sua volta, aveva intimato di “consegnare” i migranti, ha vagato per molte ore in mare prima di trovare un approdo, senza che nessun porto del Mediterraneo desse l’autorizzazione ad attraccare.
Il definitivo sbarco a Pozzallo è stato l’ultimo atto, dopo un rimpallo di competenze e un balletto fra i vari Governi, cominciato già nella mattina di giovedì 15 marzo, quando la nave Open Arms aveva recuperato i naufraghi a circa 70 miglia dalla costa libica, in acque internazionali.
A bordo, dopo il salvataggio, molti migranti malati e una donna con un bambino di tre mesi, portata d’urgenza in salvo a Malta, con il supporto di alcune motovedette locali.
Dopo un lungo ed inquietante silenzio di almeno 36 ore della Guardia Costiera italiana e del Ministero dell’Interno da un lato, e le richieste cadute nel vuoto da parte della Ong di avere un “porto sicuro” dove attraccare, si è dovuti arrivare ad interpellare persino il Governo spagnolo. Solo venerdì sera, la Guardia Costiera italiana ha emesso un comunicato nel quale, quasi a voler declinare qualsiasi responsabilità, affermava che “il coordinamento (dei due salvataggi in mare di giovedì, ndr) veniva assunto dalla Guardia Costiera libica” e che per “entrambi gli eventi rispondeva l’Ong Open Arms”. E aggiungeva che «raggiunto il limite delle acque territoriali italiane, attese le precarie condizioni dei migranti a bordo e le previste condizioni meteomarine in peggioramento, veniva consentito alla Ong di dirigere verso il porto di Pozzallo».
In pratica, il comunicato sembra aver voluto sottolineare che la Ong avrebbe agito senza rispettare la disposizione (vedi l’ordine) di “consegnare” i migranti alle autorità libiche, che da mesi affermano di controllare una zona SAR (Search and rescue) nel Mediterraneo. Le autorità libiche avrebbero voluto riportare indietro i migranti e la Ong spagnola non l’avrebbe permesso. L’equipaggio della Open Arms ha per altro spiegato di essere stato violentemente minacciato di morte dai libici.
Il provvedimento ai danni di ProActiva è stato firmato dal procuratore della Repubblica di Catania, Carmelo Zuccaro (già noto per la sua inchiesta sulle presunte “collusioni” fra Ong e trafficanti libici della primavera del 2017), ed è accompagnato da avvisi di garanzia con l’ipotesi di “reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina” per il comandante della nave e per la capo missione a bordo per conto della Ong. Un terzo avviso di garanzia dovrebbe riguardare il responsabile generale della Ong spagnola.
Intanto anche il Governo spagnolo, attraverso la voce del ministro degli Esteri, Alfonso Dastis chiede chiarimenti: “Dobbiamo chiarire quali siano le accuse nei confronti dell’ong e quali giustificazioni abbia l’organizzazione”.
Mentre la primavera si avvicina e con essa la stagione in cui riprendono le partenze via mare dei migranti dalle sponde Sud del Mediterraneo, salvare la vita delle persone significa incorrere di nuovo in un “reato di solidarietà” (a tale proposito si vedano i capitoli del Quarto libro bianco sul razzismo in Italia, “Reati di solidarietà”, di Sergio Bontempelli, pp.37-47 e “Ong: il buio in fondo al tunnel”, di Grazia Naletto, pp. 119-131)?
Non possiamo che esprimere la nostra piena e totale solidarietà alla Ong ProActiva e a tutto l’equipaggio della nave, nella speranza che si faccia chiarezza al più presto. Proteggere la vita umana in mare dovrebbe essere la priorità assoluta. Purtroppo, come scrivevamo nel libro bianco, dall’estate scorsa questo principio è stato profondamente messo in discussione e il sequestro di ieri ne costituisce un’ennesima e preoccupante conferma.