“2018: un anno terribile per l’immigrazione.” E’ il giudizio netto espresso da Luca Di Sciullo, presidente di Idos, nel corso della presentazione romana del Dossier Statistico Immigrazione giunto ormai alla sua 29esima edizione. La scheda di sintesi del dossier è disponibile qui.
Non ci soffermiamo ad analizzare i dati contenuti del dossier perché la scheda li sintetizza benissimo e la stampa mainstream ne da conto a sufficienza. Vale la pena invece riferire i messaggi chiave lanciati nel corso della presentazione di oggi, molto netti sull’anno appena trascorso e su ciò che bisognerebbe cambiare.
“Ci sono alcune fasi storiche in cui sono individuati principi di civiltà fondamentali: una volta riconosciuti, non dovrebbero essere messi più in discussione”. Di Sciullo ha rievocato l’eredità dell’illuminismo e quei principi di libertà, eguaglianza e fratellanza che abbiamo ereditato dalla rivoluzione francese. A distanza di due secoli e mezzo, quei principi sono stati traditi: assistiamo a “un oscuramento dell’umano, dinanzi a quella che è stata chiamata la crisi dei migranti, che a essere onesti, dovremmo chiamare crisi dell’Europa”.
Parole molto nette quelle pronunciate nella presentazione di oggi, che hanno tentato di restituire ai numeri il senso che dovrebbero avere: descrivere la realtà di un fenomeno per supportare decisioni e scelte politiche che si confrontino con i fatti e non dimentichino mai le persone.
Non c’è eguaglianza in un paese che discrimina i cittadini stranieri nell’inclusione sociale, come è accaduto, ad esempio, ostacolando il loro accesso al reddito di cittadinanza, ci ha ricordato IDOS.
E non c’è libertà in un paese che condanna migliaia di lavoratori stranieri allo sfruttamento sul lavoro, sulla base di una legge vecchia di 21 anni (il testo unico 286/98). Quella legge vincola il permesso di soggiorno per motivi di lavoro alla continuità del rapporto di lavoro: ma oggi il lavoro è intermittente e molto precario. Per non parlare dei lavoratori agricoli stranieri, che si trovano in condizioni di semi-schiavitù e nelle mani del caporalato. Oppure delle collaboratrici domestiche e familiari, per il 78% straniere, spesso sfruttate in famiglia, pagate al nero, esposte non solo a sfruttamento ma anche a violazioni e ad abusi.
E poi. E’ scandaloso, ha ricordato Di Sciullo, che nessun governo sia riuscito a riformare la legge sulla cittadinanza.
La presentazione di oggi, molto più politica rispetto a quelle che abbiamo conosciuto in passato, ha lanciato un messaggio molto chiaro: sino ad oggi le migrazioni sono state lette, raccontate e gestite con la lente dell’invasione, ma non c’è stata nessuna invasione. A coloro che lamentano una spesa per l’accoglienza che negli ultimi anni passati ha raggiunto i 5 miliardi di euro dovremmo ricordare altro: “Altroché invasioni, dovremmo dire piuttosto che l’Italia è piena di evasori”, quelli che causano per le casse dello Stato una perdita stimata in 109 miliardi di euro.
Da qui il messaggio chiave lanciato da un teatro Don Orione come sempre pieno: c’è bisogno di una riumanizzazione dell’Italia”. Perché, ha ricordato in modo efficace Luciano Manicardi, priore della comunità di Bose, in questi anni è avvenuto qualcosa di simile a ciò che Ernst Bloch definì la “metamorfosi in demoni di gente comune” che spianò la strada al nazifascimo.
Serve dunque recuperare un’etica della parola. E’ ciò che tenta di stimolare ogni anno il dossier statistico immigrazione con i suoi numeri, che non dimenticano mai le persone.
Chiarissime le indicazioni fornite da Elly Schlein, ex parlamentare europea, promotrice della riforma del Regolamento Dublino approvata dal Parlamento europeo nel 2017 che si è arenata in sede di Consiglio Europeo.
Nel breve termine servirebbe subito intervenire sul piano umanitario e varare una missione europea di ricerca e soccorso pubblico dei migranti in mare. Senza dimenticare ciò che sta avvenendo il confine serbo-croato: sono migliaia le persone che respinte dalla Croazia vivono in condizioni inenarrabili. E servirebbe subito abolire i cosiddetti decreti sicurezza varati dal governo Conte 1.
Secondo, nel medio termine, occorre chiedere ai Governi europei di varare la riforma del regolamento Dublino: se 2/3 del Parlamento europeo l’hanno votata significa che trovare una soluzione condivisa a livello europeo è possibile.
Infine, una richiesta tutta rivolta all’Italia: approvare la riforma della legge sulla cittadinanza. “Perché non è possibile che io che ho vissuto per molto tempo in Svizzera abbia più diritti di molti miei coetanei stranieri che sono nati e cresciuti qui”.
Interventi che hanno raccolto molti applausi in sala e che varrebbe la pena riascoltare e divulgare per intero.
Peccato che nessun ministro fosse presente ad ascoltarli.