“I braccianti impegnati nelle campagne vivono condizioni di lavoro talmente dure che sovente sono costretti a ricorrere all’uso di sostanze dopanti come rimedi antidolorifici auto-somministrati”: è la denuncia fatta da In Migrazione nell’indagine Doparsi per lavorare, focalizzata sui migranti originari del Punjab indiano che vivono e lavorano nelle campagne alle porte della Capitale.
L’indagine di In Migrazione parla di “uomini impegnati in agricoltura, piegati sui campi 12 ore al giorno come minimo, festivi inclusi, a una media di 4€ al giorno se riesci a prenderli. Non esistono domeniche né ferie e malattie”. Un vero e proprio sistema di sfruttamento, così forte da spingere “queste persone a trovare rimedi rischiosi non solo dal punto di vista legale, ma anche e soprattutto della salute. Una forma di doping vissuto con vergogna e praticato di nascosto”.
Secondo le informazioni raccolte da In Migrazione, il mercato è “saldamente in mano a italiani senza scrupoli che si servono di indiani per la vendita al dettaglio”.
I risvolti negativi di questa situazione sono molti: rischi legali, rischi per la salute. E Anche “pesanti risvolti sociali”: il sikhismo condanna l’uso di sostante, così come di alcol e sigarette, “perciò si rischia di essere emarginati dalla comunità sprofondando in un pesante isolamento”.
Il tutto a un solo scopo: “reggere un carico di lavoro disumano”.
Di fronte alla gravità della situazione “emerge prepotentemente la necessità dell’aumento dei controlli sulle condizioni di lavoro”. In ballo non c’è solo la necessaria tutela dei lavoratori: occorre anche, come sottolinea il presidente di In Migrazione Simone Andreotti, “sostenere quelle aziende virtuose che subiscono la concorrenza sleale di chi poggia i propri affari sullo sfruttamento sistematico”.
Inoltre, la comunità sikh in particolare “paga il pesante scotto di un isolamento dovuto anche alla mancanza di servizi che ne sostengano l’inclusione nella nostra società”, come corsi di italiano e avvicinamento alla conoscenza del sistema sanitario, anagrafico e sociale.
Qui il dossier.