L’episodio è accaduto nei giorni scorsi, ma ha avuto scarsa rilevanza sulla stampa nazionale. Un giovane di Mondovì ha pubblicato sui social network un video intriso in modo inequivocabile di razzismo e sessismo. Nel video, il giovane parla di una donna nera con cui avrebbe avuto un incidente automobilistico, accanendosi pesantemente proprio sul colore della sua pelle e sul suo essere donna. “In poche parole c’è una negra di m… che pensa di avere dei diritti e tra l’altro è pure donna. Già donna e diritti non dovrebbero stare nella stessa frase”. E questi sono solo i primi 9 secondi del video, che dura un minuto. Il giovane poi prosegue con un campionario di razzismo, sessismo, bestemmie, odio e tanti stereotipi («mangi il cous cous» e «vieni a lavarmi i pavimenti»). Il filmato (l’originale è stato ora rimosso) è stato poi rilanciato da un’influencer di Milano, conosciuta con il nome di Grace on Your Dash, make up artist, attrice e cantante, nota per i suoi messaggi contro il razzismo, ed è divenuto virale.
Grace – che ha una pagina Instagram che conta oltre 260 mila follower – , grazie alla sua community, ha immediatamente individuato l’autore del video, stigmatizzando giustamente il suo gesto. “Io adesso vorrei sapere chi è questo ragazzo”, scrive la giovane influencer, e la sua community si è immediatamente messa in moto identificando il giovane, la sua scuola e la sua squadra di calcio. Così è iniziato un bombardamento anche sulla mail e sulla pagina Facebook della scuola del giovane e della sua squadra, che ha costretto istituto scolastico e team sportivo a prendere le distanze. Lo stesso contenuto è stato ripreso da altri influencer sempre su Instagram (fra i tanti, Tommaso Zorzi), che hanno condannato il gesto. E il 19enne, fresco di “maturità”, ha dovuto chiudere il suo account Instagram.
La scuola, frequentata sino a pochi giorni fa dal ragazzo, ha fatto sapere che chiederà un colloquio urgente con i suoi genitori, nonostante l’anno scolastico sia finito, mentre la società calcistica con la quale è tesserato, la Monregale Calcio, ha rilasciato la nota stampa pubblicata anche su Facebook, prendendo le distanze da quanto accaduto: “L’episodio in questione, dal quale la società si dissocia profondamente, è avvenuto in un contesto totalmente estraneo alle dinamiche del calcio e della pratica sportiva (peraltro ferma dal febbraio scorso), afferendo esclusivamente alla sfera personale e privata del tesserato. Ciononostante, sarà cura della Monregale Calcio e del suo Consiglio di Amministrazione convocare il ragazzo per opportuni chiarimenti sulla questione” (post disponibile qui: https://www.facebook.com/monregalecalcio/photos/a.948088918642331/2986502581467611/?type=3&theater). Sulla stessa lunghezza d’onda anche Amnesty International Cuneo: «Esprimiamo sdegno e riprovazione, ma non stupore. Questo è l’odio della rete, a volte incitato da politici e personaggi influenti, altre volte da fake news (…) Lo stupore si riserva a quel che non ci si aspetta, ma non è questo il caso. Le parole d’odio in rete, il cosiddetto hate speech, rappresentano un fenomeno esteso e trasversale: colpiscono i più vulnerabili sulla base delle origini, della religione, del genere e dell’identità di genere, dell’orientamento sessuale, delle condizioni socio-economiche, dell’aspetto».
Anche noi non possiamo che condannare questo gesto fatto dal giovanissimo calciatore appena “maturato”. Da parte del ragazzo, nessun gesto di scuse e nessun “pentimento”.
C’è solo da chiedersi se avrà compreso la “sanzione social” o se l’abbia vissuta solamente come una “repressione punitiva”, che non farà altro che cumulare altro odio.
E meno male che nulla sarebbe stato più come prima!