Cronaca. La stampa locale pugliese dà spazio ad un fatto increscioso che vede coinvolto un cittadino marocchino di 35 anni, il quale, dopo aver interrotto una breve relazione sentimentale con una sua connazionale, ha costretto lei e sua sorella, dall’ottobre 2017 fino allo scorso marzo, ad atti sessuali e le ha minacciate di cospargerle con dell’acido, di renderle invalide o, addirittura di bruciarle vive. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Bari, hanno accertato che l’uomo ha continuato a porre in essere atti persecutori consistiti in “minacce, percosse, molestie e vessazioni”, ingenerando nelle stesse un sentimento di “puro terrore”, tanto da costringerle a mutare le proprie abitudini di vita.
L’uomo era già detenuto per altre cause nella Casa Circondariale di Lucera, e, dopo la denuncia delle due donne, è ora accusato anche di “violenza sessuale continuata e atti persecutori e vessazioni di ogni tipo” in danno di due connazionali.
Questi i fatti. Dall’analisi delle varie testate giornalistiche locali e nazionali che ne hanno dato notizia, emerge che, in barba a quanto ripetuto da oramai circa 10 anni dalle linee guida per l’applicazione della Carta di Roma (il Protocollo deontologico concernente richiedenti asilo, rifugiati, vittime della tratta e migranti), nel titolo ritorna con insistenza la menzione della nazionalità (“marocchino”), che attiva in automatico un processo di “etnicizzazione” del reato.
La citazione della nazionalità, delle origini, della religione o dello status giuridico per descrivere la protagonista o il protagonista di un fatto di Cronaca, recitano le linee guida, non dovrebbero essere utilizzate per qualificare i protagonisti “se non sono rilevanti e pertinenti per la comprensione della notizia”. E si ricorda anche che la menzione e sottolineatura di questi elementi nella titolazione e nelle locandine può “incidere gravemente sulla convivenza civile e alimentare in modo pericoloso pulsioni razziste e xenofobe presenti nella nostra società”.
Indicazioni ignorate da alcuni quotidiani. Ecco che, ad esempio, il Giornale titola: “Prima le minacce poi lo stupro: la furia del marocchino sulla ex e la sorella”, sottolineando il carattere “furioso” dell’uomo “marocchino”. Ancora peggio fa Libero: “Immigrazione, marocchino bestia: lasciato dalla fidanzata, lui la minaccia con l’acido e stupra lei e la sorella” (con la variante dalla prima pagina: “Bestia marocchina, l’orrore di un immigrato: acido e stupri, come ha ridotto due sorelle”): laddove il termine “bestia” diventa soggetto e complemento di una sorta di essenza della nazionalità marocchina.
Ora, nessuno mette in dubbio la brutalità e la gravità delle violenze commesse dall’uomo. Ma arrivare al punto di definire una “bestia” una persona e associare l’essere “bestia” allo stato di cittadino straniero, non solo produce una stigmatizzazione della persona e della sua provenienza, ma ha la potenza di “bestializzare” la persona, paragonandola a qualcosa di non umano (non portando rispetto neanche per le povere “bestie”!). Purtroppo, quest’appellativo non è nuovo al quotidiano Libero, che lo ha usato già più volte e costantemente in riferimento a cittadini stranieri (ad es, “Stupro di gruppo a Rimini, l’identikit delle bestie: sono tutti nordafricani”, 27 Agosto 2017; oppure “Lloret de mar, ma quali profughi ceceni: le tre bestie islamiche, il segreto nel loro passato”, 15 Agosto 2017). Ma non è nuovo alla stampa in generale (come dimenticare il noto titolone de Il Giornale “Bestie islamiche” del 03/07/2016, quando in quel caso la “bestialità” era riferita all’appartenenza alla religione musulmana).
Dobbiamo constatare con amarezza che alcuni organi di stampa italiani continuano ancora a stimolare interpretazioni e percezioni errate della cronaca, che hanno, purtroppo l’effetto di alimentare i pregiudizi razzisti.
Compito dell’informazione, non dovrebbe essere quello di fomentare odio, ma raccontare i fatti. E in questo caso il fatto gravissimo è, ancora una volta, la perpetrazione reiterata di violenze sessuali contro due donne, in un paese in cui purtroppo molestie sessuali e stupri vengono compiuti quotidianamente dagli uomini “italiani” e non.