“Il Tribunale Civile di Roma ha riconosciuto a un cittadino rom di essere stato vittima di una discriminazione su base etnica, e ha ordinato al Ministero dell’Interno di distruggere tutti i documenti che contengono i dati sensibili dell’uomo raccolti durante il fotosegnalamento”. Lo fa sapere l’associazione 21 Luglio, che domani, giovedì 6 giugno, ripercorrerà, insieme a Asgi e Open Society Justice Initiative la vicenda dell’uomo (per i dettagli dell’iniziativa clicca qui).
Una storia risalente a tre anni fa, quando, insieme a molti altri cittadini rom presenti nella Capitale, E.S. era stato censito nell’ambito del censimento nell’ambito della cosiddetta “emergenza nomadi”. L’uomo, cittadino italiano rom con regolare documento d’identità, aveva presentato ricorso contro la procedura.
Il Tribunale ha accolto il ricorso, riconoscendo il carattere discriminatorio della procedura di fotosegnalamento. La sentenza ha tenuto conto di due elementi principali: il fatto che l’operazione sia stata rivolta solo verso persone appartenenti alla comunità rom, e che abbia violato la dignità del singolo, creando anche, a livello generale, un clima ostile da parte dell’opinione pubblica.
Oltre a dover eliminare tutti i dati sensibili dell’uomo, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e lo stesso Ministero dell’Interno sono stati condannati al pagamento di 8 mila euro in qualità di risarcimento morale.