“Produttività ed efficacia”: sono gli obiettivi indicati in una nota diffusa il 16 luglio dalla Presidente della Commissione Nazionale per il diritto di asilo e indirizzata ai Presidenti delle Commissioni Territoriali. Parole normalmente utilizzate nel mondo della produzione per qualificare il lavoro dei manager o degli addetti delle imprese, che stridono assai se riferite al lavoro di organismi chiamati a garantire un diritto umano fondamentale come quello alla protezione internazionale.
La nota sollecita in modo perentorio i Presidenti delle Commissioni a dare seguito alla circolare emanata dal Ministro dell’Interno il 4 luglio scorso (ne abbiamo parlato qui: http://sostieni.cronachediordinariorazzismo.org/protezione-umanitaria-circolare-del-ministro-dellinterno/ ) al fine di ridurre i casi di riconoscimento della protezione umanitaria e di accelerare i tempi di esame delle domande.
L’eccessiva lunghezza di questi ultimi è stata più volte denunciata da molte associazioni antirazziste e umanitarie perché costringe i richiedenti protezione internazionale a rimanere in una situazione prolungata di incertezza sul proprio status giuridico e sul proprio futuro. Anche per questo, negli ultimi anni è stato aumentato il numero delle commissioni territoriali.
Ma una cosa è organizzare meglio il sistema delle Commissioni per assicurare una maggiore rapidità dell’esame delle domande, un’altra è quella di assumere tale rapidità e il livello di “produttività” come priorità a danno della piena garanzia dei diritti delle persone. E il tono caustico della nota del 16 luglio sembra optare per la seconda opzione.
Nella nota si osserva infatti che tra il 6 e il 13 luglio il dato sulle domande pendenti è rimasto invariato e la quota delle domande che hanno avuto come esito il riconoscimento della protezione umanitaria risulta ancora ferma al 28%. Da qui l’invito (che sembra più ordine) a che “dalla prossima settimana il trend degli stessi subisca la necessaria, improrogabile e doverosa modifica”.
Come ha osservato giustamente Asgi in un suo comunicato l’autonomia e l’indipendenza di giudizio delle Commissioni “è stata gravemente compromessa attraverso l’ordine, impartito da un Prefetto della Repubblica, di sostanzialmente eludere la legge nazionale che impone l’obbligo per le commissioni territoriali di procedere a un esame delle domande di protezione internazionale “su base individuale”, ovverosia caso per caso alla luce delle dichiarazioni del richiedente e delle specifiche e pertinenti informazioni sul suo Paese di origine.”
La condanna di Asgi è durissima e giunge a chiedere le dimissioni immediate della Prefetta autrice della lettera.
Richiesta che è molto difficile non condividere.