Attraverso un secco comunicato indirizzato a Thorbjorn Jagland, segretario generale della Corte europea dei Diritti dell’Uomo, la Francia ha annunciato che per i prossimi tre mesi non rispetterà la Cedu, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Così ha reso noto che, nell’ambito delle misure d’urgenza stabilite dopo gli attentati del 13 novembre, potrebbe non rispettare il diritto a un equo processo, quello alla tutela della libertà d’espressione, della libertà di associazione e del rispetto della vita privata. Di fatto, la Francia formalizza nero su bianco tutte le infrazioni già commesse negli ultimi giorni, che potrebbero essere sanzionate senza questa deroga annunciata (gli arresti domiciliari, le perquisizioni amministrative o l’interdizione a manifestare sarebbero tutte azioni passibili di condanna dalla Cedu). La fine di questa deroga è a totale discrezione del governo francese e rimarrà in vigore fino a quando deciderà di mantenere lo stato d’emergenza nazionale.
Le regole per la sospensione dei diritti fondamentali sono normate dall’articolo 15 della stessa Cedu, che prevede che si possa procedere a formulare deroghe alle sue direttive solo in due eventualità: in caso di “guerra” o per pericolo pubblico che “minaccia la vita della nazione”.
Il nuovo presidente della Corte di Strasburgo, Guido Raimondi, ha tuttavia ribadito che “la Corte europea dei Diritti dell’Uomo comprende le difficoltà degli stati nella lotta al terrorismo, ha tuttavia una giurisprudenza molto rigorosa a tutela anche degli stessi terroristi contro l’uso della tortura e delle pene degradanti”. A proposito della decisione della Francia, Raimondi ha detto che “una deroga non è concessa in bianco, queste sono cose che preoccupano l’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. L’abbiamo detto anche nell’ultima sessione a Sofia: il terrorismo si contrasta con i mezzi dello stato di diritto e con la più ampia cautela in particolare per i soggetti più deboli ed esposti come stranieri, migranti e profughi che rischiano di venire travolti dalla reazione. L’assemblea è anche molto preoccupata che si possa dare un riconoscimento politico ai terroristi, e quindi è contraria all’evocazione della “guerra” che implica l’idea di un confronto tra entità statali”.
E quasi in contemporanea, giunge notizia che anche la Russia, tramite una legge approvata dalla Duma, non applicherà le decisioni della Cedu, se esse sono in contrasto con la Costituzione russa. Con questa legge, in pratica, si pone l’autorità della Corte costituzionale russa al di sopra di quella della Cedu.
Dallo stato di diritto, stiamo passando ad un diritto di stato.