L’estate sta arrivando e ritornano le presunte “minacce d’invasione” da parte dei migranti pronti a partire verso le nostre coste. In questi ultimi giorni, si stanno susseguendo una serie di notizie accompagnate da altrettante dichiarazioni tanto pericolose quanto deliranti. Le parole che campeggiano in quasi tutti i titoli delle prime pagine dei giornali sono “allarme”, “invasione” e “800 mila persone”. Questo a causa della pubblicazione di un rapporto congiunto Europol- Interpol, reso noto due giorni fa, sul traffico di migranti verso l’Europa nel 2015 e sui network criminali che lo gestiscono. Laddove, appunto, il dato “allarmante” da diffondere doveva riguardare non tanto il numero di possibili sbarchi (paventati dalla stampa come 800mila persone ammassate sulle coste libiche e pronte a partire …), quanto piuttosto il giro di affari legato al traffico di persone.
Molto rapidamente dagli annunci massmediatici sulla possibile invasione, l’attenzione è stata dirottata sulle sollecitazioni della Commissione europea, la quale ha chiesto all’Italia e ai Paesi membri dell’Unione di accelerare sui ricollocamenti dei migranti. Da Bruxelles, quindi, l’ennesimo richiamo. Secondo la Commissione europea, infatti, gli “hotspot” operativi a Pozzallo, Lampedusa, Trapani e Taranto, non sono sufficienti per gestire il flusso attualmente in arrivo sulle coste italiane. «Visti i picchi nel numero degli arrivi degli ultimi giorni, è diventato chiaro che la capacità degli hotspot operativi non sarà sufficiente durante i mesi estivi», si legge nel suo terzo rapporto su “Ricollocazione e reinsediamento”, pubblicato ieri.
I numeri del ricollocamento sono ancora lontani da quelli previsti e concordati dall’agenda comunitaria. «In base alle ultime informazioni disponibili, circa 46.000 richiedenti asilo e migranti si trovano nella Grecia continentale, in attesa che la loro situazione venga esaminata» sottolinea il rapporto. «Non possiamo considerarci soddisfatti dei risultati ottenuti finora» commenta il Commissario per la migrazione, gli affari interni e la cittadinanza, Avramopoulos. «Dobbiamo reagire velocemente – aggiunge – all’urgente situazione umanitaria in Grecia e impedire qualsiasi deterioramento della situazione in Italia. È importante aumentare il ritmo delle ricollocazioni e produrre pieni risultati per quanto riguarda il meccanismo 1:1 (noi lo abbiamo spiegato qui) come parte della dichiarazione Ue-Turchia».
La Commissione, oltre ad invitare l’Italia ad aprire al più presto gli hotspot già programmati ad Augusta e a Porto Empedocle, sollecita l’apertura e l’individuazione di strutture ‘mobili’ in aggiunta alle sei già identificate e previste. «Dato l’alto numero di sbarchi avvenuti fuori dalle zone degli hotspot attuali, le autorità italiane dovrebbero velocizzare la creazione di hotspot mobili. A questo scopo, le autorità italiane stanno finalizzando la loro creazione che dovrebbe essere operativa prima dell’estate », prosegue il rapporto.
Ai richiami della Commissione, segue la pronta e supina disponibilità manifestata dal Viminale. «Decideremo dove metterli in base alle esigenze», ha dichiarato il ministro Alfano. «Gli hotspot galleggianti (ovvero, strutture navali e piattaforme in mezzo al Mediterraneo per identificare i migranti in arrivo dal nord Africa, ndr) permetteranno – aggiunge – di fare operazioni di identificazione direttamente a bordo delle navi senza far fuggire nessuno e a questo meccanismo possono contribuire le agenzie umanitarie e Frontex». Il ministro dell’Interno ne aveva, di fatto, già parlato a fine aprile in Sicilia in un incontro proprio con Avramopoulos. Ma oltre al sostegno della Commissione, la proposta di Alfano incassa un sostanziale avallo anche dall’Unhcr. “Ne ho parlato anche con la Guardia costiera”, dichiara Filippo Grandi, Alto commissario Onu per i rifugiati. “Dobbiamo capire meglio come funziona – continua – Ci sono delle questioni un po’ complesse da risolvere, ma certo è positivo tutto quello che può rendere più snella l’accoglienza nel rispetto dei principi, e cioè dell’accesso alla procedura d’asilo per chi ne fa richiesta”. In ogni caso va bene cercare “soluzioni pratiche, specie se ci saranno in futuro dei flussi importanti come in passato, cosa che al momento non c’è ma la situazione è troppo imprevedibile“. L’Asgi, che già in passato ha espresso le sue perplessità sulla natura degli hotspot (leggi qui) sulla terraferma, con un comunicato odierno ha espresso profonda preoccupazione circa la proposta di Alfano, chiedendo l’immediato ritiro della stessa (leggi qui).
Non ci resta che attendere gli esiti del Consiglio Giustizia e affari interni Ue a Bruxelles previsto per domani, dove si discuterà anche del ‘migration compact‘ (noi ne abbiamo parlato qui), di accelerare i rimpatri e degli obiettivi mancati sui ricollocamenti.
Certo, restano da chiarire molti punti oscuri, mentre i diritti fondamentali rischiano letteralmente di affogare in alto mare.