La Diciotti continua a far parlare di sé. O forse si continua volutamente a parlare della Diciotti per non parlare d’altro. Tant’è che, ancora in questi ultimi giorni, a tenere banco sulle prime pagine dei quotidiani è ancora questo famigerato “caso Diciotti”.
I rappresentanti di Baobab Experience, in una conferenza stampa tenutasi oggi a Roma, hanno reso noto che quarantadue migranti che erano a bordo della nave Diciotti sono pronti a costituirsi parte civile in un eventuale processo. “I migranti hanno presentato delega ai legali che collaborano con Baobab per valutare se ci sono gli estremi per costituirsi parte civile al processo penale e per una denuncia civile per detenzione illegittima a bordo della nave” ha spiegato Giovanna Cavallo, Responsabile del Team Legale Baobab Experience. E la pronta risposta del Ministro dell’Interno non si è fatta attendere: “42 presunti profughi pronti a denunciarmi. Per me sono altre 42 medaglie! La pacchia è finita, prima gli italiani!”.
Come spesso accade, su notizie “ghiotte” come questa, alcuni quotidiani a tiratura nazionale fanno a gara per il titolone: “Diciotti, 42 migranti in rivolta: ora vogliono i soldi da Salvini”, il Giornale e anche “Matteo Salvini, l’ultima farsa degli attivisti pro-immigrati: 42 profughi della Diciotti lo denunciano”, Libero. Come stravolgere la verità dei fatti: dall’essere pronti a costituirsi ad aver denunciato passa una bella differenza.
Ma le notizie sulla Diciotti non si fermano qui. Tutto fa parlare della Diciotti. Persino il fatto che alcuni volontari di Baobab Experience abbiano accompagnato in autobus “quelli della Diciotti” da Roma a Ventimiglia. “Abbiamo accompagnato i migranti e lo rivendico – ha sottolineato Andrea Costa, attivista di Baobab Experience- per proteggerli. Erano provati. Non sono scappati da Rocca di Papa, sono arrivati lì in un clima non piacevole. Al Centro hanno avuto un’ottima accoglienza e ci tenevano a dire che non sono fuggiti perché erano stati trattati male ma hanno percepito un clima ostile all’esterno e sono voluti andare via. Il loro arrivo a Rocca di Papa è stato contornato da manifestazioni fasciste, xenofobe, c’erano strade bloccate. Loro non vedevano l’ora di allontanarsi da Rocca di Papa per quello che accadeva all’esterno e preferivano andare a Ventimiglia”.
Anche Giuseppe Conte ha voluto parlare, per ben 23 minuti, nell’aula del Senato, sulla vicenda della nave Diciotti. “Non è stata una bella pagina per l’Europa: ha perso l’occasione per dare concretezza e attuazione immediata a quei principi di solidarietà e responsabilità che vengono costantemente e diffusamente evocati a destra e manca come valori fondamentali dell’ordinamento eurounitario”, ha detto il presidente del Consiglio. Ed ha tenuto a ribadire: “L’Italia non è più disponibile ad accogliere indiscriminatamente i migranti, contribuendo seppure involontariamente a incrementare il traffico di esseri umani e supplendo alla responsabilità che spetta all’Unione europea, ottundendo il vincolo di solidarietà che grava su ciascuno Stato membro”.
Però Conte ha omesso di dire anche qualcosa sull’avviso di garanzia per sequestro di persone ricevuto del Ministro dell’Interno, e di spendere due parole sulle minacce di morte giunte al procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. Il magistrato, infatti, già nelle scorse settimane oggetto di minacce per la sua inchiesta sulla Diciotti, ha ricevuto una lettera con il simbolo di Gladio. Nel plico c’era un proiettile, nel testo della missiva minatoria frasi come “Zecca sei nel mirino”.
Ma subito dopo l’informativa del presidente del Consiglio, anziché avviare un dibattito serio e centrato sul tema, si scatena una bagarre in aula a causa delle parole pronunciate dal capogruppo leghista Massimiliano Romeo: “Da tanto che erano affamati, in 75 sono scappati da vitto e alloggio. Scheletrini che scappano dalla guerra? Una farsa … Pura fantasia l’ipotesi che il ministro dell’Interno li abbia sequestrati”.
Queste sì che sono pagine tristi per l’Europa.