Derubato e aggredito, quasi ucciso, nell’indifferenza generale. E’ accaduto ieri, domenica 26 luglio, a un ragazzo di diciassette anni in uno stabilimento della spiaggia di Torre Chianca, sul litorale leccese. Erano le 15.30 e il giovane, originario della Nuova Guinea, stava percorrendo il litorale vendendo oggetti ai bagnanti, quando due uomini si sono avvicinati sottraendogli un paio di occhiali da sole e una somma di denaro. Alla richiesta avanzata dal ragazzo di avere indietro le proprie cose, i due uomini lo hanno aggredito, trascinandolo in mare e trattenendolo sott’acqua, rischiando di farlo affogare. Il tutto nel silenzio generale dei bagnanti: nessuno è intervenuto in aiuto del ragazzo. Non solo: l’arrivo delle forze dell’ordine, raggiunte da una telefonata anonima, é stato ostacolato dai presenti, che hanno circondato le volanti insultando gli agenti e la vittima con frasi razziste e agevolando la fuga di uno dei due aggressori, in seguito rintracciato. Solo l’arrivo di altre pattuglie ha permesso di porre fine alla situazione.
I due uomini sono stati arrestati con l’accusa di tentato omicidio: hanno 25 e 37 anni e risulterebbero vicini a gruppi della criminalità leccese. Uno dei due è un sorvegliato speciale con obbligo di dimora – cosa che evidentemente non gli ha impedito di essere in spiaggia. Altre tre persone sono state denunciate per offese razziste.
La vittima è stata portata in ospedale, da cui è stato dimesso con una prognosi di dieci giorni.
Alla brutale aggressione si è aggiunto un altro episodio allarmante: nella notte, un ordigno è esploso nei pressi dello stabilimento balneare teatro dell’aggressione. Gli inquirenti non escludono che possa trattarsi di un gesto di ritorsione contro il gestore del lid, cui i responsabili dell’aggressione potrebbero avere attribuito la chiamata alle forze dell’ordine.
“Un fatto di una gravità eccezionale che merita la massima delle punizioni per i responsabili”, commenta l’associazione Sportello Diritti che opera a Lecce, e che insieme all’associazione Teranga informa di volersi costituire parte civile durante il processo, in solidarietà con la vittima.