Che nemmeno gli spari su vittime inermi riescano a fermare anche solo per un attimo la propaganda, in questa povera e squallida campagna elettorale, è davvero inconcepibile e disumano. C’è ancora qualcuno che parla di una “bomba sociale” che sarebbe rappresentata dai 600mila migranti giunti negli ultimi anni.
In Italia almeno dal 1998 le frontiere non sono aperte: chi dice che può entrare chiunque voglia imbroglia l’opinione pubblica.
La legislazione in materia di immigrazione è costituita dal Testo unico 286/98 (approvato con il primo governo Prodi) così come modificata dalla Legge Bossi-Fini nel 2002 (secondo Governo Berlusconi). In materia di immigrazione e sicurezza, le modifiche più importanti sono state introdotte dal pacchetto sicurezza Maroni (quarto governo Berlusconi) e dai decreti Minniti-Orlando approvati l’anno scorso. Se di fallimento delle politiche migratorie si deve parlare, si tratta di un fallimento politicamente trasversale frutto di un trentennio di politiche sbagliate il cui unico e preminente obiettivo è stato quello di impedire gli arrivi. Di solito quando si sbaglia si cambia rotta, in Italia si è semplicemente detto avanti tutta.
L’evoluzione dei flussi di ingresso nel nostro paese dei migranti provenienti dal continente africano è stata influenzata essenzialmente da tre elementi.
A partire dal 2009 è stata praticamente chiusa la programmazione degli ingressi per motivi di lavoro. La gran parte dei cittadini stranieri giunti negli anni precedenti sono arrivati per cercare lavoro nel nostro paese e, soprattutto in una seconda fase, per ricongiungimento familiare. Oggi sono stabilmente residenti in Italia 5 milioni di persone arrivate qui prevalentemente dalla seconda metà degli anni ’70 in poi. E contribuiscono, tra l’altro, a rallentare il processo di invecchiamento della popolazione, che ha conseguenze negative sulla sostenibilità del nostro sistema di welfare per la crescita della domanda di servizi sociali e sanitari e della spesa pensionistica. Sono mediamente più giovani, hanno meno bisogno di cure e di assistenza, si concentrano nella fascia di popolazione attiva e dunque contribuiscono all’equilibrio del nostro sistema pensionistico nonchè alle entrate fiscali.
Italia. Popolazione totale e popolazione straniera per fasce di età. Anno 2017
I cambiamenti politici e i conflitti interni a molti paesi africani, insieme agli effetti prodotti dai cambiamenti climatici, hanno fatto crescere le migrazioni forzate e il numero di persone che cercano protezione in altri continenti. Da qui l’aumento del numero di persone che arrivano via mare: non potendo giungere per vie “legali” sono costrette a viaggiare “illegalmente”, rischiando la vita su quelli che sono tutto fuorché “taxi del mare”.
Di fronte all’aumento delle persone che giungono nel nostro paese, costrette a chiedere protezione internazionale, le alternative sono due: o il Governo decide di respingerle (come ha cercato di fare in passato l’Italia ricevendo condanne dalla Corte Europea per i Diritti dell’uomo) o si organizza per accoglierle. Da qui la necessità di ampliare il sistema di accoglienza italiano, purtroppo ancora prioritariamente sbilanciato a favore dell’accoglienza emergenziale.
Blocchi temporanei degli arrivi dei migranti via mare sono stati ottenuti stringendo accordi con i governi di alcuni paesi africani, in primo luogo la Libia. Si tratta di accordi economici che pretendono di fermare il viaggio di migliaia di donne e uomini con la forza. Se ci riescono, il prezzo in termini di sofferenze e vite umane è altissimo, ma la verità è che a causa dei conflitti interni e della corruzione che caratterizzano molti dei paesi “partner”, sono accordi che quasi mai funzionano a lungo. L’accordo stretto dal governo Berlusconi con la Libia ha provocato la diminuzione degli arrivi tra il 2008 e il 2010, ma l’abbattimento del regime di Gheddafi e il conseguente conflitto interno al paese hanno in seguito determinato un nuovo aumento delle partenze e degli sbarchi.
Nel 2017, il Governo in carica ha stretto nuovi accordi e oggi rivendica la diminuzione del numero di persone che sbarcano nel nostro paese. Le partenze non si sono comunque fermate e, come i fatti degli ultimi giorni purtroppo ci raccontano, le persone continuano a morire in mare.
A proposito poi del presunto pericolo per la nostra “sicurezza” che comporterebbe l’aumento della presenza di cittadini stranieri nel nostro paese, è forse utile ricordare che, nel contesto di una progressiva diminuzione del numero reati compiuti nel nostro paese negli ultimi anni (da circa 2,9 milioni del 2007 a circa 2,4 milioni nel 2016, dati Istat), l’incidenza dei detenuti stranieri sul numero complessivo delle persone che si trovano in carcere è anch’essa diminuita: dal 37,1% del dicembre 2009 è scesa al 34,1% nell’aprile 2017 (ultimi dati disponibili Osservatorio Antigone).
Italia. Popolazione dei detenuti e detenuti stranieri. Anni 2009 e 2017
La propaganda continuerà a fare il suo lavoro sporco sulla pelle di migliaia di persone. Noi continuiamo a fare il nostro.