E’ stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 138 del 14 giugno 2019, ed è quindi entrato in vigore da qualche giorno, il decreto-legge 14 giugno 2019, n. 53 (qui il testo integrale), recante “Disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica”, maggiormente noto come Decreto sicurezza bis.
Il testo ufficiale solleva qualsiasi dubbio rispetto alle bozze circolate nelle ultime settimane. In appena 18 articoli e sulla scorta della ormai consueta “straordinaria necessità e urgenza”, il decreto introduce in un sol colpo nuove diposizioni in tema di “contrasto all’immigrazione clandestina” e di “difesa della sicurezza pubblica”, e provvede ad alcune modifiche alla disciplina penale in materia di ordine pubblico durante le manifestazioni.
Soccorso in mare: divieto di salvare vite?
L’articolo di apertura, il più controverso, attraverso l’ennesima modifica del Testo Unico sull’Immigrazione, trasferisce la competenza a limitare o vietare il transito e la sosta nel mare territoriale italiano, dal Ministero delle Infrastrutture al Ministro dell’Interno, quale Autorità nazionale di pubblica sicurezza. I provvedimenti dovranno essere però sempre adottati “di concerto col Ministro della difesa e con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, secondo le rispettive competenze, informandone il Presidente del Consiglio dei Ministri”.
Nonostante venga meno, rispetto alle bozze precedentemente circolate, il riferimento a “multe” per ogni straniero soccorso e trasportato in Italia da navi di salvataggio, e la revoca o la sospensione della licenza per navi che battono bandiera italiana (norma ad hoc per Mediterranea), il testo del decreto prevede comunque sanzioni amministrative (da 10mila e 50mila euro) e penali, qualora il fatto costituisca reato, in caso di “violazione del divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane, notificato al comandante e, ove possibile, all’armatore e al proprietario della nave”. In caso di reiterazione di tale condotta illecita è prevista la confisca della nave tramite sequestro cautelare.
È bene ricordare che fino ad oggi la giurisprudenza italiana e sovranazionale hanno più volte ribadito che le operazioni di salvataggio in mare operate da navi di ONG, sono sempre state svolte nel rispetto della legge e in adempimento agli obblighi internazionali di diritto umanitario, che prevalgono su qualsiasi disposizione contenuta in accordi bilaterali, finalizzati al contrasto dell’immigrazione irregolare.
Potenziamento delle operazioni di polizia sotto copertura
Si prevede lo stanziamento di 3milioni di euro, nei prossimi 3 anni, per il finanziamento di poliziotti provenienti da Paesi che hanno stretto specifici accordi per il loro impiego sul territorio nazionale, per indagini sotto copertura per le attività di contrasto del delitto di “favoreggiamento dell’immigrazione clandestina”.
Fondo di premialità per le politiche di rimpatrio
Si prevede l’istituzione di un fondo pari a 2 milioni di euro per l’anno corrente, per “finanziare interventi di cooperazione” da destinare ad operazioni di rimpatrio.
Pubblica sicurezza e la riforma del codice penale
Il nuovo decreto interviene inoltre sulla disciplina penale introducendo circostanze aggravanti per i reati commessi in occasione di manifestazioni in luogo pubblico o aperto al pubblico. Viene introdotta inoltre una nuova fattispecie criminale che punisce con reclusione da 1 a 4 anni chi “lancia o utilizza illegittimamente, in modo da creare concreto pericolo a persone o cose, razzi, fuochi artificiali, petardi od oggetti simili, nonché facendo ricorso a mazze, bastoni o altri oggetti contundenti o comunque atti ad offendere”.
Misure per il contrasto di fenomeni di violenza su persone o cose, in occasione o a causa di manifestazioni sportive
E’ previsto il divieto di accesso ai luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive (D.A.SPO.) per “coloro che risultino denunciati per aver preso parte attiva a episodi di violenza su persone o cose in occasione o a causa di manifestazioni sportive, o che nelle medesime circostanze abbiano incitato, inneggiato o indotto alla violenza”; “coloro che risultino avere tenuto, anche all’estero, sia singolarmente che in gruppo, una condotta finalizzata alla partecipazione attiva a episodi di violenza, di minaccia o di intimidazione” e per “coloro che risultino denunciati o condannati, anche con sentenza non definitiva, nel corso dei cinque anni precedenti” per condanne simili, anche se il fatto non è stato commesso in occasione o a causa di manifestazioni sportive.
Misure straordinarie per l’eliminazione dell’arretrato relativo all’esecuzione delle sentenze penali di condanna definitive
Al fine di velocizzare l’esecuzione di sentenze penali di condanna, si prevede l’assunzione di 800 persone, con contratti a tempo determinato di durata annuale.
L’applicazione delle nuove disposizioni non si è fatta di certo attendere.
Nella notte tra il 15 e il 16 giugno (a poche ore quindi dall’entrata in vigore del nuovo decreto) la Guardia di Finanza è salita a bordo della Sea Watch 3 per notificare il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane alla comandante della nave, accusata insieme allo staff di bordo di essere “complici di scafisti e trafficanti” secondo le parole del Ministro dell’Interno.
Tutto ciò avviene mentre si rendono sempre più evidenti le conseguenze del precedente intervento normativo in materia, la legge 132/2019 (c.d. decreto Salvini), che, seguendo la stessa direzione dalle ultime politiche adottate in materia nella precedente legislatura, in particolare con il cosiddetto decreto Minniti-Orlando, continuava a definire un diritto speciale per i migranti.
Si tratta dell’ennesima declinazione di una retorica che continua ad intrecciare la gestione dell’immigrazione con il tema della sicurezza, e che ha comportato la drastica riduzione dei tassi di riconoscimento della protezione internazionale, il prolungamento della durata massima del trattenimento amministrativo dello straniero, lo smantellamento del sistema di seconda accoglienza e dei servizi di inserimento sociale, con relativo aumento di tensioni interne ed esterne e abusi sui migranti, e con nette conseguenze anche sull’occupazione dei cittadini italiani, disattendendo le finalità stesse per cui, secondo i suoi promotori, si rendeva necessario, ossia aumentare la sicurezza del Paese.
La domanda dunque resta la stessa.
Quale sicurezza, ma soprattutto per chi?
Roberta Salzano