Il decreto legge sul lavoro approvato ieri, 26 giugno, dal Consiglio dei Ministri, introduce importanti novità anche sul fronte immigrazione.
Interviene innanzitutto sul meccanismo dei flussi d’ingresso: prima di presentare la richiesta nominativa per assumere un lavoratore straniero residente all’estero, si dovrà controllare presso il Centro per l’Impiego “l’indisponibilità di un lavoratore presente sul territorio nazionale”. Una verifica già prevista dal Testo Unico sull’Immigrazione, ma in chiave puramente formale: il controllo veniva fatto in concomitanza con la domanda di assunzione di un “fuori sede” e, nel caso della disponibilità di un disoccupato, il Centro per l’Impiego informava il datore di lavoro. Il quale comunque spesso preferiva assumere il lavoratore per cui aveva fatto richiesta di ingresso in Italia: anche perchè, nella maggior parte dei casi, il meccanismo dei flussi andava a sanare, in modo ufficioso, situazioni di irregolarità. Detto in altre termini, il più delle volte le domande interessavano persone già presenti in Italia, ma privi di regolari documenti, e già conosciute dal datore di lavoro.
Novità importanti anche per i tanti lavoratori che rischiavano di rimanere fuori dal processo di regolarizzazione “per cause imputabili esclusivamente al datore di lavoro” – ad esempio perchè privo dei requisiti previsti, o perchè tiratosi indietro dopo aver presentato la domanda: se la domanda è stata bocciata, ma sono stati pagati i mille euro di forfait e gli arretrati di contributi, e il lavoratore può provare la sua presenza in Italia almeno dal 2011, gli verrà rilasciato “un permesso di soggiorno per attesa occupazione” della durata di un anno, che potrà essere convertito in un permesso di lavoro.
Lo stesso documento sarà rilasciato in caso di licenziamento o dimissioni prima del completamento della procedura di regolarizzazione. Provando la sua presenza in Italia dal 2011, il lavoratore potrà avere un permesso per attesa occupazione (o per lavoro, se nel frattempo ha trovato un’occupazione).
Il decreto del governo fa inoltre confluire i soldi destinati alla cosiddetta Emergenza Nord Africa e non utilizzati nel “Fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati”.
Infine, interviene anche sugli ingressi di chi viene in Italia per corsi di formazione professionale o tirocini: ogni tre anni verrà fissato un numero massimo di ingressi, con un decreto del ministero del Lavoro, d’accordo con Viminale e Farnesina.