Una delle parole più associate al cosiddetto “Decreto Immigrazione e Sicurezza” è sicuramente “preoccupazione”. Da ieri (lunedì), il Senato ha avviato l’esame del Decreto Legge n. 113/2018, licenziato a fine ottobre dalla Commissione Affari costituzionali. E malgrado tutti i rinvii che si sono succeduti anche nella giornata odierna (martedì), il Ministro dell’Interno ha sostenuto che questo “regalo per gli italiani” (come egli stesso l’ha definito via radio questa mattina) sarebbe stato approvato in Aula oggi (martedì). Ciò è accaduto mentre la Presidente del Senato ha annunciato in aula di aver appreso da agenzie di stampa (!) la notizia secondo la quale il Governo avrebbe avuto l’intenzione di porre il voto di fiducia sul testo. E così è stato. Tutto come da copione. La fiducia sarà approvata domattina (mercoledì), dopo l’autorizzazione super veloce del consiglio dei ministri. Si tratta del primo voto di fiducia chiesto dal governo Lega-M5S su un provvedimento a Palazzo Madama dopo quello ricevuto, lo scorso 5 giugno, in occasione del suo insediamento.
Ciò che preoccupa non è tanto la “politica” (vista la tipologia degli emendamenti apportati e il basso livello del dibattito istituzionale, non ha certo dato il meglio di sè), ma sono gli effetti concreti che il Decreto avrà sulle persone una volta approvato dal Parlamento così com’è.
Sono tantissime le voci che si sono levate da settembre in poi per dire che questo Decreto è illegittimo e anticostituzionale, oltre che terribilmente peggiorativo delle condizioni di vita di richiedenti asilo e rifugiati.
Solo in questi ultimi giorni si sono levati appelli che ne chiedono la modifica, sia da parte di istituzioni, quali l’Unhcr (noi ne abbiamo parlato qui), che del mondo associativo cattolico o in ambito medico (noi ne abbiamo parlato qui e qui). Cosi come non si contano le iniziative di coordinamento territoriale impegnate in incontri informativi e divulgativi sui contenuti del Decreto.
ActionAid ha lanciato un appello a tutti i Comuni d’Italia perché approvino un ordine del giorno per contrastare gli effetti del decreto immigrazione e sicurezza sul territorio. Per questo ActionAid ha scritto una lettera all’ANCI, chiedendo aiuto nella diffusione dell’iniziativa a tutti gli enti locali associati, condividendo l’odg elaborato. L’iniziativa, sull’esempio di quanto hanno già fatto i Consigli comunali di Bologna e Torino (seguiti poi anche da quelli di Padova, Firenze e Teramo), approvando due odg per chiedere la sospensione del Decreto immigrazione e sicurezza, “punta a evitare che i cittadini stranieri siano ancora più esposti ai rischi della marginalità sociale, a scongiurare ricadute sugli enti locali dal punto di vista del peggioramento delle condizioni di accoglienza, e a salvaguardare i percorsi di integrazione strutturati nell’ambito dei centri SPRAR”.
Il Decreto Legge n.113 del 4 ottobre, ampiamente anticipato da una lunga serie di provvedimenti amministrativi di vario genere, se definitivamente approvato dal Parlamento, come abbiamo a lungo evidenziato qui (clicca qui per scaricare il pdf del Focus), comprometterebbe gravemente i diritti dei richiedenti asilo e dei titolari di protezione internazionale e il funzionamento del sistema di accoglienza pubblico.
Poche settimane fa era stato il Garante per i diritti dei detenuti e la libertà personale a pubblicare un parere molto circostanziato e puntuale in tema di trattenimento (noi ne abbiamo parlato qui). A seguire anche l’Asgi ha pubblicato molte schede di approfondimento, che evidenziano i profili di illegittimità costituzionale del Decreto a cominciare dalla mancanza dei presupposti di “necessità e urgenza” previsti dall’art. 77 della Costituzione per l’adozione dei Decreti legge. Quanto al merito, le modifiche più rilevanti introdotte dal decreto sono oramai note.
Ciò che resta, di fatto, è che molte persone non sanno ancora cosa aspettarsi.
Ed è anche per queste ragioni che il 10 novembre si terrà una manifestazione nazionale a Roma (noi ne abbiamo parlato qui) che tenterà di far esprimere tutte le ragioni del no a questo Decreto, con la forza della piazza.
E pensare (fa rabbrividire) che si sta giocando sulla pelle di milioni di persone straniere sul filo di emendamenti, concessioni e giochi di potere, che nulla hanno a che vedere con i nostri principi costituzionali.
Oggi più che mai sembrano vacillare.